Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

 

  

mercoledì  3 aprile 2002  - ore 17.30

  Teatro della Pergola.
Via della Pergola 12 – Firenze

Sergio Givone
Nel nome di un dio barbaro
(Einaudi 2002)


Introducono: Sergio Caruso e Maria Moneti Codignola

 

Rigomago, provincia profonda. È una sera del febbraio 1921 e in un vecchio palazzotto di città si danno appuntamento personaggi privi d’identità sociale, misantropi sublimi, anime in pena, sognatori. Credono di averlo già pagato il conto con la vita. E invece… (…) Sono microtragedie ironiche e patetiche che un filo comune lega. Come quella in cui una lettera inaspettata e priva di mittente basta a sconvolgere l’esistenza di un lui e di una lei incatenati da un sentimento esclusivo. O come quell’altra in cui il caso fa balenare a una giovane coppia l’immagine di un paradiso a portata di mano, trascinandola in un’avventura votata alla catastrofe. Per non parlare dello zingaro che arriva, irrompe nella vita di chi mai e poi mai se lo aspetterebbe, e subito è un incendio che fa luce e porta rovina. Sempre si tratta dello straniero che incanta e seduce ma nello stesso tempo ferisce al cuore, anche in modo mortale. Non è lui il dio barbaro, dio tenero e crudele, ultimo dio rimasto all’uomo non si sa se per consolarlo o per tormentarlo? O forse c’è dell’altro. C’è la strana ma preziosa alchimia spirituale che converte gli inganni del cuore e della mente in una forma paradossale di verità. Secondo l’antico detto tragico per cui non è data nessuna conoscenza se non attraverso il dolore.

 

Favola delle cose ultime si intitolava il primo, avvincente romanzo di Sergio Givone. E di cose ultime tratta anche, a irradiazione e complemento dei suoi libri filosofici, Nel nome di un dio barbaro. Lo sfondo ambientale è lo stesso, i paesi e la terra grassa della risaia vercellese, i mestieri e il ruvido dialetto che assaporati di per sé, sul filo di una memoria tenace, fanno lievitare ogni volta la pagina (…) Givone procede per grandi quadri e stacchi, per blocchi tematici che pur cospirando all’insieme, godono di vita propria. Si impongono così per una speciale felicità espressiva, su registri diversi, la storia incalzante e sincopata del delitto senza castigo, l’elevato dibattito tra il prete e il miscredente, le vocazioni di una infanzia candida e proterva nella gloria della natura su tutte, prevale la figura della vecchia Madlinota, che è la protagonista ideale del romanzo” (Lorenzo Mondo (ttL La Stampa 2.3.2002)

Notizie biobibliografiche su Sergio Givone, Sergio Caruso, Maria Moneti Codignola.