Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

 

  13 marzo 2002 mercoledì ore 17.30


Teatro della Pergola
Via della Pergola 12 - Firenze.

 

Juan Octavio Prenz

La favola di Innocenzo Onesto, il decapitato (Marsilio 2001)

Introducono Ernestina Pellegrini e Alberto Morino.

 

In una tranquilla cittadina del Sudamerica scatta l’allarme sociale: il nemico è la risata, corruttrice delle serie e severe abitudini piccolo-borghesi. Il protagonista del romanzo, l’irreprensibile Innocenzo Onesto, decide di dare lui stesso l’esempio, decisivo, e si fa decapitare. Un’équipe di medici sostituisce la sua testa con quella di un mostro, inizia la riabilitazione dell’ibrido umano, l’inserimento nel mondo del lavoro… Finché il potere - con un’operazione speculare da Grande Fratello – proietta la sua immagine in ogni angolo della città, e l’orrore diviene una nuova estetica. Ma il terrore non può durare a lungo, e l’implacabile necessità del riso riemerge da una smorfia del mostro… Un romanzo che appartiene al genere fantastico, ma in cui la satira sociale si unisce a una vertiginosa velocità narrativa, ricca di controcanti ed espedienti: il roteare dei personaggi avvolge con una nube di ironia e disincanto la ferocia dei meccanismi del potere e le limitate risorse della cultura consumistica contemporanea.

“Il mondo è pieno di voci, un nuovo Marconi potrebbe inventare un apparecchio capace di captarle tutte, infinito vocio su cuoi la morte non ha potere. Così pensa Juan Octavio Prenz che ha ascoltato quel mormorio e lo ha fatto diventare romanzo nella sua Fabula de Inocencio Onesto el Degollado, storia grottesca e surreale che viene intessuta e dissolta dalle voci che si incrociano, si sovrappongono, si allontanano e si disperdono.” (Claudio Magris, Microcosmi)

“Quasi undici anni fa, in Cile, venne pubblicato questo romanzo del poeta e saggista, narratore e traduttore argentino Juan Octavio Prenz. Un libro bello e scomodo. Un volo altissimo di fantasia e, al tempo stesso, un’immersione coraggiosa nella realtà che potrebbe toccarci in sorte. Adesso quel testo è arrivato in Italia (…) Prenz non ha scritto solo una straordinaria metafora. Raccontando l’idiozia del Potere in una babele di voci che si intersecano, scandagliando in quel gran guazzabuglio che è l’animo umano, ha saputo regalarci una grande lezione di letteratura. Un romanzo appassionante e raggelante (A.Mezzana Lona, Il Piccolo 26.04.2001).

“In questa favola amara Juan Octavio Prenz conferma il gusto sudamericano e di filtrare i drammi sociali attraverso il velo del surreale e del grottesco (Giovanna Roseghini, Sette, Il corriere della Sera, 10.05.2001).

 

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