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Bilancio del Comune di Firenze
Anno 1998


RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA
Parte I.

1. IL QUADRO GENERALE

 

1.1 ELEMENTI DI QUADRO ED EVOLUTIVI DELLA SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA FIORENTINA

 Premessa

 

PREMESSA

Il documento che qui si presenta non è da considerarsi soltanto un adempimento formale ma costituisce, almeno nelle intenzioni, un contributo sostanziale alla conoscenza dei principali aspetti socio-economici caratterizzanti la nostra città visti sia in termini di struttura che di evoluzione congiunturale.
Si tratta di un quadro nel quale il bilancio dell'Amministrazione comunale, inteso sia come strumento di gestione ordinaria delle risorse che come strumento delle politiche può essere letto in filigrana al fine di offrire un contributo alla trasparenza e alla verifica della coerenza delle scelte effettuate.
Il periodo nel quale è stato redatto il documento e lo stato dell'informazione statistica sia esterna che interna all'Amministrazione non consente, se non per aspetti parziali e con una fortissima limitazione temporale, di seguire in maniera adeguata gli andamenti economici e sociali del 1997 che hanno caratterizzato il Comune di Firenze.
Con questi fortissimi limiti il taglio con cui si affrontano i problemi conoscitivi è quello dei soggetti che compongono il tessuto socio-economico di Firenze.
Da un lato si cerca di mettere a fuoco, in una divisione di comodo ma non per questo anodina, quella che può chiamarsi la "città dei produttori", cioè la fabbrica cittadina che produce valore aggiunto e servizi per la città dei consumatori, ma anche costi sociali e costi ambientali. Dall'altro si va a considerare appunto la "città dei consumatori", intesa sostanzialmente come quella componente che richiede i servizi necessari a soddisfare i bisogni sia primari che di ordine più elevato e il cui obiettivo può essere sinteticamente individuato dalla locuzione "innalzamento della qualità della vita".
Ed è in quest'ottica specifica che si suggerisce la lettura dell'azione delle istituzioni pubbliche e segnatamente dell'Amministrazione comunale.
Se per il profilo del bilancio quasi sempre il confine comunale costituisce un limite oggettivo, ciò non vale necessariamente sia per la città dei consumatori che dei produttori, il cui modo d'essere e di evolversi dipende da un territorio assai più vasto con cui è strettamente interrelato e da una serie di variabili esogene di scala regionale, nazionale ed internazionale.
Partendo da questa impostazione la relazione si articola nella maniera che segue.
Una prima parte riguarda una rivisitazione delle problematiche economiche e sociali che hanno caratterizzato il nostro paese durante il 1996 e gli sviluppi, taluni previsti, altri meno percepiti e percepibili, che si sono registrati durante il 1997.
 


La seconda parte, svolta in un quadro decisamente insufficiente sotto il profilo informativo, considera, dopo un tratteggio dei caratteri strutturali della città dei produttori, i profili evolutivi dell'apparato produttivo locale, alla luce degli indicatori nazionali - più numerosi - e di quelli regionali, provinciali e dei pochissimi dati disponibili a livello comunale.

La terza parte, con una rapida discesa di scala territoriale, esamina i caratteri strutturali e di evoluzione recente del tessuto sociale di Firenze partendo evidentemente dai dati della popolazione, nel tentativo di evidenziare anche le aree-problema endemiche ed emergenti avendo come metro di valutazione gli indicatori della qualità della vita.

E' evidente la difficoltà di inferire una valutazione sulle prospettive dell'evoluzione economica della nostra città, in larga misura condizionate da variabili esogene: si pensi soltanto alla vocazione esportatrice di Firenze sia che si tratti di turismo che di produzione di beni.

In questo quadro sarà comunque effettuato un tentativo di valutare soprattutto il senso dei possibili investimenti che potranno specificarsi sul nostro territorio sia da parte pubblica che da parte del settore privato. Si tratta di interventi finanziari di carattere strutturale e infrastrutturale che dovrebbero organizzarsi e specificarsi in un'ottica di sviluppo sostenibile da definirsi nelle sue linee generali attraverso le ricerche per i Piani di Settore prima e specificarsi poi, territorialmente e operativamente, con il Piano delle Funzioni.
 



 

IL QUADRO GENERALE DI RIFERIMENTO

- Il contesto nazionale

Con la pubblicazione dei dati congiunturali relativi al secondo trimestre del 1997 hanno trovato conferma le previsioni dei principali istituti di ricerca circa il superamento della fase di stagnazione dell'economia italiana che ha caratterizzato il 1996 ed i primi mesi dell'anno in corso. Come comunicato dall'Istat, infatti, il Prodotto interno lordo è cresciuto dell'1,6% rispetto al primo trimestre e dell'1,9% sotto il profilo tendenziale (cioè rispetto allo stesso periodo del 1996), realizzando il miglior risultato dal 1995 e restituendo fattibilità all'obiettivo di crescita fissato dal Governo, e cioè un aumento dell'1,2% su base annua.

Nel 1996 la dinamica del Pil è stata invece piuttosto irregolare, alternando variazioni negative e positive di limitata entità; la crescita complessiva che ne è derivata è stata pari ad appena lo 0,7%, un incremento che è risultato essere il più contenuto tra quelli conseguiti dai principali paesi industrializzati.
 

Tab. 2.1 - Il conto delle risorse e degli impieghi dell'Italia (1995-1996)
Miliardi di lire a prezzi correnti e variazioni percentuali a prezzi costanti
 
 
1995
1996
1996/95
Prodotto interno lordo
1.771.018
1.873.494
0,7
Importazioni
392.524
375.281
-2,6
TOTALE RISORSE
2.163.542
2.248.775
0,1
       
Consumi interni
1.107.423
1.165.352
0,2
Consumi collettivi
289.924
310.823
0,4
Investimenti fissi lordi
306.181
319.165
1,2
Variazione delle scorte
15.267
1.158
-
Esportazioni
444.747
452.277
-0,3
TOTALE IMPIEGHI
2.163.542
2.248.775
0,1
 
Fonte: Irpet, Rapporto sulla situazione economica della Toscana nel 1996, Firenze 1997.

Le circostanze che hanno portato a questa performance negativa vanno ricercate nel simultaneo affermarsi di fattori congiunturali avversi, sia sul piano internazionale, sia su quello nazionale. Nel 1996 si è innanzitutto verificata una costante rivalutazione della lira (culminata con il rientro della nostra moneta nello SME), che, assieme al rallentamento nella dinamica dei paesi dell'Unione Europea conseguente all'attuazione delle politiche restrittive imposte dall'obiettivo dell'unificazione monetaria, ha determinato un indebolimento delle nostre esportazioni. Sul piano interno si è invece verificata una sostanziale stagnazione della domanda; al riguardo un effetto depressivo è inevitabilmente derivato dalla scelta del Governo Prodi di procedere ad una decisa accelerazione del programma di riequilibrio della finanza pubblica, allo scopo di portare sin da quest'anno il rapporto deficit/PIL al livello del 3% fissato dal Trattato di Maastricht per l'ingresso nell'Unione monetaria.

Il 1996 è stato un anno decisamente negativo sul fronte occupazionale. Nel mese di ottobre il tasso di disoccupazione calcolato nell’ambito dell’indagine trimestrale dell’Istat sulle forze di lavoro è stato del 12,2%, superiore sia a quello rilevato nell’indagine di luglio (11,7%), sia a quello dell’ottobre del 1995 (12,1%).
 

Tab. 2.2 - Le forze di lavoro per condizione e gli occupati per settore di attività economica (1995-1996) - Italia (valori in migliaia)
 
  1995 1996
Occupati 20.086 20.132
Agricoltura 1.493 1.465
Industria 6.522 6.441
Altre attività 12.070 12.226
Persone in cerca di occupazione 2.769 2.790
Disoccupati 995 1.005
In cerca di prima occupazione 1.202 1.246
Altre persone in cerca di lavoro 572 539
Tasso di disoccupazione 12,1% 12,2%
 
Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro, ottobre 1995 e 1996.
 
A dicembre, poi, l'indice Istat dell'occupazione alle dipendenze delle grandi imprese industriali (quelle cioè con più di 500 addetti) è risultato pari a 74,2 (base 1988=100), con una diminuzione dell'1,3% rispetto al mese di novembre e del 3,4% rispetto a dicembre del 1995, mentre la diminuzione relativa all'intero anno è stata del 2,1%.

In un quadro congiunturale così fosco si sono comunque manifestati una serie di elementi di stimolo per una futura evoluzione positiva dell'economia nazionale: nel corso dell'anno passato sono stati infatti realizzati decisi progressi sul fronte del contenimento dell'inflazione che, con il rafforzamento della credibilità del nostro paese sui mercati finanziari che ne è derivato, hanno favorito una netta discesa dei tassi di interesse. Ciò costituisce un fattore di incentivo fondamentale per l'attività di investimento, sia perché riduce il costo del finanziamento, sia perché, rendendo meno redditizi gli investimenti finanziari, incentiva le imprese a reinvestire al proprio interno i profitti realizzati. Un calo dei tassi agevola poi, con la riduzione del peso degli interessi, l'opera di risanamento dei conti pubblici portata avanti con successo dal governo, creando le premesse per un allentamento della pressione tributaria.

Sempre nel 1996 la bilancia commerciale ha continuato a mostrare consistenti avanzi nonostante il deciso apprezzamento della lira. Le esportazioni hanno infatti registrato solo un modesto decremento rispetto al 1995 (-0,3% a prezzi costanti, cui ha corrisposto una crescita dell'1,3% a prezzi correnti), segno della capacità delle nostre imprese di riposizionarsi sui mercati esteri e di reagire con politiche di prezzo più aggressive alla perdita di competitività (stimata pari al 9%). Marcata è stata invece la diminuzione delle importazioni (-2,6% a prezzi costanti e -4,4% in termini nominali), in parte come conseguenza della debolezza della domanda interna, in parte per la scelta delle imprese italiane di "puntare" sulla qualità dei prodotti, sostituendo beni precedentemente importati con produzioni nazionali e ponendo un freno ai processi di delocalizzazione produttiva avvenuti negli anni passati. In un contesto in cui le imprese italiane hanno quindi dimostrato di saper reagire alle situazioni congiunturali negative, si è poi verificato, sul finire dell'anno, un consolidamento della fase espansiva che da tempo caratterizza le economie degli U.S.A., del Giappone e dei paesi del "Far East" e si sono manifestati i primi segnali di ripresa da parte dei paesi europei, tradizionali mercati di sbocco per le nostre produzioni.

Tutte queste considerazioni inducono a ritenere che il punto minimo del ciclo sia stato superato. Infatti, come abbiamo già detto, dopo due trimestri consecutivi in rosso i dati sul Pil relativi al secondo trimestre del 1997 evidenziano una crescita economica, sebbene ancora lenta, a cui hanno dato un contributo decisivo soprattutto due fattori: la ricostituzione delle scorte e i provvedimenti governativi in materia di rottamazione.

Le principali variabili economiche appaiono in sostanziale miglioramento. La produzione industriale ad aprile è tornata nuovamente a crescere e nel secondo trimestre l'incremento è stato del 2,5% rispetto a quello precedente. Un segnale di ripresa giunge anche dall'andamento del fatturato e degli ordinativi dell'industria: nei primi sette mesi dell'anno l'indice generale del fatturato dell'industria (valutato a prezzi correnti) è infatti aumentato del 2,4%, mentre l'incremento registrato dagli ordinativi è stato addirittura del 4,7%.

Le esportazioni, dopo un primo trimestre negativo, hanno mostrato in quello successivo una decisa ripresa (in termini nominali +8,8% rispetto al trimestre precedente e +6% su base annua) che ha consentito di chiudere il semestre con un aumento dello 0,6% rispetto ai primi sei mesi del 1996. Ancor più consistente è stata la crescita delle importazioni che, sempre nel secondo trimestre, hanno registrato un incremento dell’11,7% sotto il profilo congiunturale e del 14,3% sotto quello tendenziale; l'incremento complessivo nel semestre è stato pari al 4,2%.

Anche la domanda interna sta avendo un andamento positivo; infatti nel primo trimestre i consumi hanno registrato un non trascurabile incremento, dovuto soprattutto al forte aumento dei consumi di beni durevoli (+5,1%), un trend che ha trovato conferma anche nel trimestre successivo.

L'inflazione, praticamente dimezzata in un anno (dal 3,4% del settembre 1996 all'1,4% dello stesso mese del 1997), appare "sotto controllo", come dimostra il modesto aumento dei prezzi (+1,6% il tasso annuo rilevato sia a ottobre che a novembre) seguito all'innalzamento delle aliquote I.V.A. determinato dalla legge finanziaria per il 1998.

Sotto il profilo occupazionale, il 1997 sembra invece per ora confermare la tendenza negativa manifestatasi nel 1996. L'indice dell'occupazione nelle grandi imprese industriali nel gennaio di quest'anno è infatti risultato pari a 96,3 (base 1995=100), con una diminuzione dello 0,6% nei confronti del mese precedente e del 3,9% su base annua.

Nei mesi successivi si è comunque manifestato un lieve miglioramento; a luglio il tasso di disoccupazione è infatti sceso all'11,7% (contro il 12,5% di aprile), riportandosi ai livelli dello stesso mese del 1996. Purtroppo i recentissimi dati sulle forze di lavoro (rilevazione di ottobre) hanno invece manifestato un peggioramento della situazione.

 

- Gli andamenti a livello regionale

Un'evoluzione non dissimile da quella verificatasi in ambito nazionale, si riscontra anche in Toscana, sia pure con alcune differenziazioni imputabili alle particolarità del sistema produttivo locale. Nel 1996 l'attività economica ha infatti registrato nella nostra regione un complessivo rallentamento, anche se meno accentuato rispetto al resto del paese; il Pil è infatti cresciuto dell'1,2% (+0,7% il dato italiano), un risultato dovuto principalmente alle esportazioni che, pur restando lontane dai livelli raggiunti negli anni precedenti, in termini reali sono aumentate dell'1,2% rispetto al 1995 (+4,3% a prezzi correnti), un incremento che, ad eccezione del Veneto, è risultato superiore a quello registrato nelle altre regioni del centro-nord.

Le ragioni di questa migliore tenuta dell'export toscano vanno ricercate nella sua particolare struttura, caratterizzata come è noto da una minor dipendenza, in termini relativi, dai paesi europei e da uno stretto legame con due mercati che nel corso del 1996 sono stati in decisa e continua espansione, quali quello nordamericano e quello asiatico.
 

Tab. 2.3 - Il conto delle risorse e degli impieghi della Toscana (1995-1996)
Miliardi di lire a prezzi correnti e variazioni percentuali a prezzi costanti
 
 
1995
1996
1996/95
Prodotto interno lordo
117.795
125.313
1,2
Importazioni dal resto d'Italia
29.693
31.375
1,3
Importazioni dall'estero
27.374
26.821
-0,2
TOTALE RISORSE
174.862
183.509
1,1
       
Consumi interni
74.625
78.579
0,8
Consumi collettivi
18.592
19.936
0,4
Investimenti fissi lordi
18.392
19.704
4,0
Variazione delle scorte
741
95
-
Esportazioni nel resto d'Italia
28.379
29.979
1,0
Esportazioni all'estero
34.133
35.216
1,2
TOTALE IMPIEGHI
174.862
183.509
1,1
  Fonte: Irpet, Rapporto sulla situazione economica della Toscana nel 1996, Firenze 1997.
 
Le importazioni sono diminuite sia in valore che in quantità determinando un netto miglioramento del saldo della bilancia commerciale della Toscana.

La domanda interna ha invece registrato un modesto incremento con i consumi delle famiglie e quelli collettivi che, in termini reali, sono rispettivamente cresciuti dello 0,8% e dello 0,4%. Più marcata è stata la dinamica degli investimenti fissi lordi, il cui aumento è risultato pari al 4%.

L'analisi disaggregata per settori produttivi evidenzia come la parziale battuta d'arresto subita dall'economia toscana nel corso del 1996 sia essenzialmente imputabile al calo della produzione manifatturiera (-0,8% in termini di valore aggiunto) verificatosi dopo due anni di forte crescita. Si tratta di una contrazione essenzialmente dovuta alla particolare struttura del sistema industriale regionale, specializzato nella produzione di beni di consumo e quindi particolarmente penalizzato dalla stagnazione dei consumi nazionali. Hanno invece manifestato un notevole dinamismo alcuni comparti non proprio tradizionali dell'economia toscana, quale quello meccanico: si tratta di un settore in cui i processi di ristrutturazione avviati negli anni precedenti, dopo averne limitato la crescita, garantiscono oggi notevoli capacità espansive.

Per quanto concerne le costruzioni sembra essersi attenuata la fase di difficoltà che ha attraversato il settore negli ultimi anni. Se infatti la componente rappresentata dalle commesse private si trova ancora in un periodo sfavorevole, per il secondo anno consecutivo si assiste invece ad una consistente ripresa degli investimenti pubblici, come testimoniato dall'aumento del 44% registrato dall'importo complessivo dei bandi di gara per lavori pubblici indetti nella nostra regione.

Un settore ancora in crescita è quello terziario (+1,8%), anche se le difficoltà incontrate dal commercio per la stagnazione dei consumi ed i processi di ristrutturazione, che ancora sono in atto sia nei comparti bancario e pubblico che nella distribuzione, hanno in una certa misura indebolito la capacità, propria di questo settore, di creare occupazione.

Anche per l'agricoltura l'annata è stata sostanzialmente positiva, pur non raggiungendo i livelli toccati nei due anni precedenti: la produzione lorda vendibile è infatti aumentata, a prezzi correnti, del 3% rispetto al 1995 (a prezzi costanti ciò si è tradotto in una lieve diminuzione), una crescita per lo più dovuta al forte incremento del prezzo del vino (+38%).

Un buon risultato può essere infine considerato quello conseguito dal turismo, soprattutto se teniamo conto degli inevitabili effetti negativi che, da un lato, la rivalutazione della lira ha esercitato sulla componente estera e, dall'altro, la stagnazione interna ha prodotto sui flussi nazionali. Nel complesso infatti le presenze turistiche in Toscana sono aumentate del 2,5%, grazie ad una inattesa (nelle dimensioni) crescita della clientela straniera (+7,1%) e ad una prevedibile flessione delle presenze italiane (-0,5%).

Analogamente a quanto avvenuto in ambito nazionale, anche nella nostra regione

diminuiscono sia sotto il profilo congiunturale che tendenziale, gli investimenti sono in lieve crescita rispetto al trimestre precedente, ma in arretramento rispetto al corrispondente periodo del 1996. Si manifesta invece un aumento dei consumi elettrici (+2%) e una decisa ripresa dei consumi delle famiglie, sintomo di un ritrovato clima di fiducia.

I pochi dati disponibili per il secondo trimestre dell'anno confermano invece l'inversione di tendenza registrata anche a livello nazionale: in particolare le esportazioni hanno ripreso a crescere in modo considerevole, riportando un +6% rispetto al primo trimestre con un incremento su base semestrale del 2,03%, superato nel resto del paese soltanto dall'Emilia Romagna (+3,7%). Ancor più consistente è stato poi l'incremento delle importazioni (7%).

Una tendenza positiva è visibile anche nel tasso di disoccupazione, che è passato dall'8,9% di gennaio all'8,1% di luglio, con un aumento del numero di occupati pari a 44.000 unità; i giovani in cerca di prima occupazione scendono dal 32,5% al 29,8%, mentre continua ad aumentare il tasso di disoccupazione femminile (dall'11,8% al 12,4%).

Per il 1997 le stime dell'Irpet prevedono una crescita dell'economia toscana superiore a quella prevista per le altre regioni italiane, e precisamente nella misura dell'1,8%, imputabile soprattutto alla dinamica sostenuta delle esportazioni (+6,3%), mentre ancora relativamente "freddi" risulterebbero i consumi interni delle famiglie (+2%) e in misura ancora maggiore i consumi collettivi (-0,4%).

 



 

LA "CITTÀ DEI PRODUTTORI"

- Elementi strutturali (cenni)

Al giorno d'oggi le imprese medie e medio-grandi situate nei confini comunali delle città sono per la maggior parte imprese di produzione di servizi, orientate verso il commercio, il turismo e la distribuzione. Spesso sono la sede di imprese nazionali, talvolta multinazionali, e sono caratterizzate da una forte concentrazione di funzioni amministrative, commerciali e finanziarie. La "città dei produttori" da tempo non ha più al suo centro la produzione di beni, ma si è andata decisamente orientando verso la terziarizzazione, con un calo vistoso delle attività manifatturiere e un decentramento di tali funzioni nei comuni dell'area metropolitana. E il caso di Firenze non è dissimile da quello che emerge da questo quadro generale.

Fonte: Istat, 6° e 7° Censimento generale dell'industria e dei servizi, 1981, 1991.
 

Tab. 3.1 - Gli addetti alle unità locali a Firenze
 
 
Industria manif.
Costruz.
Commercio e riparaz.
Alberghi e pubbl. es.
Trasporti e comun.
Credito e ass.
Altri servizi
Artigianato
Totale settori
1981
45813
6506
38458
8740
18759
8947
55541
25640
208404
%
22,0
3,1
18,4
4,2
9,0
4,3
26,7
12,3
100
                   
1991
33457
9016
37046
10696
16968
11431
76281
21751
216646
%
15,4
4,2
17,2
4,9
7,8
5,3
35,2
10,0
100
                   
'91/81
-27,0%
38,6%
-3,7%
22,4%
-9,5%
27,8%
37,3%
-15,2%
4,0%
 
Fonte: Istat, 6° e 7° Censimento generale dell'industria e dei servizi, 1981, 1991.

Nell'ambito dei servizi, i dati del censimento generale dell'industria e dei servizi del 1991 evidenziano il ruolo centrale di Firenze rispetto al resto del sistema urbano, sia relativamente al complesso dei servizi che per alcune specifiche funzioni, quali i servizi sociali, alle imprese, al consumatore e quelli tradizionali (commerciali, ecc.).
 

Tab. 3.2 - Il contributo di Firenze e degli altri comuni all'occupazione terziaria-industriale del sistema urbano fiorentino (1991)
Fonte: Elaborazione Irpet su dati Istat.
 
 
Servizi alle imprese
Servizi al consumatore
Servizi sociali
Servizi tradizionali
Servizi totali
Manifattura
Firenze
72,9
68,1
81,2
63,7
68,6
36,1
Altri comuni
27,1
31,9
18,8
36,3
31,4
63,9
Sistema urbano
100,o
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
 
Fonte: Elaborazione Irpet su dati Istat.

E' evidente dalla tabella 3.2 il ruolo ribaltato del Comune di Firenze nell'ambito delle attività manifatturiere rispetto a quello dei comuni del sistema urbano fiorentino.

Per quanto concerne la produzione di servizi troviamo al primo posto, per numero di addetti, le attività tradizionali (41%) seguite da quelle di servizio alle imprese (35%). La torta dei servizi si completa infine con un 16% di addetti ai servizi al consumatore e un 8% ai servizi sociali.

Sempre con riferimento all'ultimo censimento, il ruolo delle attività economiche del sistema urbano fiorentino, confrontato con i principali sistemi urbani italiani, evidenzia un di più di Firenze relativamente alle attività industriali e ai servizi sociali e in generale una concentrazione medio-elevata di attività dell'industria e dei servizi che, pur con le relative differenze settoriali, lo inserisce nel novero dei sistemi urbani più consistenti sotto il profilo dell'autocontenimento delle funzioni produttive.
 

Tab. 3.3 - Coefficiente di concentrazione territoriale dell'industria manifatturiera e dei servizi nei principali sistemi urbani italiani (1991)
Industria manifatturiera
Servizi al consumatore
Servizi alle imprese
Servizi sociali
Servizi tradizionali
Torino
A
A
B
M
M
Genova
B
A
M
A
A
Milano
A
A
M
B
M
Venezia
M
M
A
M
A
Bologna
M
A
A
M
M
Firenze
M
A
A
M
A
Roma
B
A
A
A
A
Napoli
B
M
B
A
A
Bari
B
A
B
A
A
Palermo
B
A
M
A
A
Catania
B
M
B
A
A
Cagliari
B
A
M
A
A
 

Coefficiente di concentrazione = 
(A = elevata concentrazione, M = concentrazione media, B = bassa concentrazione)

Fonte: elaborazione Irpet su dati Istat.
 

Si tratta di un quadro che si è andato evolvendo nel senso di un'accentuazione della riduzione del peso delle attività manifatturiere e i cui caratteri più specifici vengono qui di seguito esaminati in un contesto congiunturale.
 

- L'evoluzione recente

Analizzando il quadro economico dell'area fiorentina si possono trarre indicazioni in parte analoghe a quelle emerse in relazione alla situazione regionale.

Nel corso del 1996 anche l'economia fiorentina ha infatti registrato un rallentamento, seppur di minore entità rispetto a quello manifestatosi in Toscana e, in misura ancora più marcata, in ambito nazionale. Si tratta di un risultato tutto sommato positivo che, al suo interno, è comunque caratterizzato da luci e ombre.

L'analisi dei dati Cerved relativi al comune di Firenze evidenzia innanzitutto come, nel corso del 1996, si sia verificato un modesto incremento nel numero di imprese attive iscritte alla Camera di Commercio (+0,8% rispetto alle imprese registrate al 31.12.95). Disaggregando i dati per attività produttiva emergono elementi di un certo interesse, in parte contrastanti con gli andamenti regionali: è infatti decisamente diminuito il numero delle imprese manifatturiere (-3,1%) e, fra queste, sono le imprese dell'industria meccanica e metallurgica e quelle legate al sistema moda a mostrare i decrementi più consistenti (rispettivamente del 3,5% e del 4,2%). Sono invece aumentati del 3,4% gli alberghi e i ristoranti. Sempre rispetto alla fine del 1995, le unità locali (cioè il numero di sedi, di depositi, magazzini ecc. relativi alle imprese registrate) sono cresciute globalmente dell'1,1%, anche se quelle artigiane si sono ridotte del 3,2%.

Per quanto concerne le esportazioni, le stime Irpet riportate nell'annuale Rapporto sul Commercio estero della Toscana indicano una diminuzione del 2,2%. A determinare questo risultato negativo hanno concorso in particolare la contrazione delle esportazioni di tessuti (-41,2%) e di macchine e apparecchi (-3,5%), controbilanciata solo in parte dalla crescita conseguita nei comparti della pelletteria (+23,8%) e delle calzature (+7,9%). Anche dal lato delle importazioni si è registrato un calo del 4,9%, imputabile soprattutto a prodotti chimici, gomma e affini (-1,7%).

Andamento negativo anche per gli iscritti alla Circoscrizione di collocamento di Firenze, che rispetto alla fine del 1995 sono aumentati del 5%, con l'incremento maggiore registrato tra i giovani in cerca di prima occupazione (+5,5%), mentre i disoccupati sono aumentati del 4,7%.

Un elemento da analizzare attentamente, viste le sue importanti ricadute sul sistema economico cittadino, è quello rappresentato dall'andamento dei movimenti turistici. I dati dell'APT 5 "Firenze" evidenziano, rispetto al 1995, un incremento complessivo dei turisti sia in termini di arrivi (+4,7%) che di presenze (+2,7%). Dalla disaggregazione di tali dati in relazione alla provenienza dei turisti emerge come tale aumento sia interamente da imputare alla componente straniera (arrivi +6,9%, presenze +5,5%), dal momento che quella nazionale risulta in declino soprattutto per quanto riguarda le presenze (-3,6%).

Sempre nel 1996 appare invece positiva la dinamica dei prezzi; l'indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati ha infatti registrato a Firenze un tasso di crescita ancora più contenuto rispetto alla media nazionale (3,1% contro 3,9%).

Per quanto concerne il 1997, una delle poche fonti disponibili è rappresentata dalla periodica indagine campionaria effettuata dall'Associazione Industriali della Provincia di Firenze: dall'analisi emerge come nel primo trimestre si sia verificata un'accentuazione del calo dell'attività produttiva già emerso nel corso del 1996 (-2,9%), imputabile sia al negativo andamento della domanda nazionale, sia alla pronunciata riduzione di quella estera. In termini di fatturato la contrazione è infatti stata rispettivamente pari all'1,3% per quello interno e al 2,5% per quello estero.

E' nel secondo trimestre che anche nell'area fiorentina si manifesta il "cambiamento di rotta" avvenuto sia a livello nazionale che regionale. In tale periodo la produzione industriale ha infatti registrato una crescita dell'1,1%, invertendo quindi l'andamento negativo degli ultimi tre trimestri. La ripresa dell'attività produttiva trova poi conferma nel dato Enel relativo ai consumi elettrici, che hanno segnato un incremento del 3,9%.

L'analisi dei dati disaggregati per settori produttivi evidenzia l'esistenza di due realtà decisamente contrastanti: da un lato abbiamo infatti le aziende della metalmeccanica che, come negli ultimi due trimestri, manifestano un buono stato di salute, realizzando risultati positivi sia in termini di produzione, sia di fatturato. Al contrario appaiono decisamente in difficoltà le imprese operanti nel settore della moda che, pur registrando, dopo due trimestri di flessione, un recupero in termini di fatturato estero, continuano a risentire più degli altri comparti della sfavorevole dinamica delle vendite sul mercato interno.

Per quanto concerne il settore dell'edilizia il livello di attività si mantiene da alcuni mesi su valori molto bassi, essendo ormai esaurita la spinta propulsiva esercitata dai lavori realizzati in occasione del Vertice Europeo di Firenze che, seppur temporaneamente, ha consentito di invertire un trend negativo che durava da oltre quattro anni.

Un'altra fonte al momento a disposizione è costituita dai dati Cerved sulle imprese attive, le unità locali e il numero di addetti. Un'analisi di tali informazioni evidenzia come, nel primo semestre di quest'anno, si sia avuto a livello provinciale un deciso incremento del numero di imprese attive registrate alla Camera di Commercio (+7,5% rispetto allo stesso periodo del 1996), una crescita comunque imputabile all'incredibile, quanto sospetto, "boom" (+365%) delle imprese dedite ad attività agricole, silvicoltura, pesca e servizi annessi. Il dato depurato da tale componente mostra invece una situazione di stazionarietà (-0,2%) più coerente con il quadro economico complessivo.

Se limitiamo l'analisi al territorio comunale si può osservare una sostanziale invarianza sia nel numero delle imprese attive (+0,6%), sia in quello delle unità locali (+0,5%). Relativamente a quest'ultimo elemento, dalla disaggregazione per tipo di attività produttiva emerge come la crescita più rilevante si sia verificata nell'industria chimica (+3,3%) e negli alberghi e ristoranti (+1,7%), mentre un segno negativo caratterizza l'industria leggera (-1,5%) e, al suo interno, il sistema moda (-1,2%). Una diminuzione consistente nel numero di unità locali (-1,8%) si registra per le imprese artigiane, imputabile principalmente all'industria leggera (-3,6%, con il sistema moda a -4,1%) e a quella meccanica e metallurgica (-1,8%). Sempre nell'ambito dell'artigianato appaiono in calo anche le unità locali del commercio (-1,4%), anche se all'interno di tale comparto sono in deciso aumento gli alberghi e i ristoranti (+7,1%). Nel settore artigiano sono comunque le attività relative alle costruzioni e al trasporto merci quelle che sembrano avere più sbocchi, insieme ad altre legate a servizi alla persona (parrucchieri) e alle famiglie e convivenze (imprese di pulizie).

Una variabile economica che, a differenza del dato regionale, non ha ancora invertito la tendenza al ribasso è rappresentata dall'export, che nel primo semestre ha registrato una contrazione del 7,3%, imputabile essenzialmente alla caduta delle esportazioni di prodotti tessili e abbigliamento (-17,8%) e di cuoio e calzature (-19%). A peggiorare la situazione della bilancia commerciale fiorentina ha poi contribuito l'aumento delle importazioni (+0,9%), che ha interessato tutte le voci ad eccezione dei minerali (-10,7%) e delle macchine agricole e industriali (-6,6%).

I dati relativi al movimento dei turisti presso le strutture alberghiere ed extra-alberghiere presenti nel comune di Firenze sono limitati al primo semestre ed indicano, rispetto allo stesso periodo del 1996, una flessione sia per quanto concerne gli arrivi (-1,2%) che le presenze (-1,6%), imputabile al calo registrato dalla componente estera (-2,8% in termini di arrivi, -2,6% di presenze). I turisti italiani sono invece in deciso aumento sotto il profilo degli arrivi (+2,8%), mentre più limitato risulta essere l'incremento delle presenze (+0,6%).
 

Tab. 3.4 - I flussi turistici nel I semestre 1997
 
 
ARRIVI
PRESENZE
 
val. ass.
'97/96
val. ass.
'97/96
GENNAIO
Totale italiani
54.077
-10,7%
138.550
-12,6%
Totale stranieri
87.260
+0,7%
212.628
+1,9%
TOTALE
141.337
-4,0%
351.178
-4,3%
FEBBRAIO
Totale italiani
53.223
+1,7%
138.535
-5,8%
Totale stranieri
97.284
-1,2%
236.893
-0,7%
TOTALE
150.507
-0,2%
375.428
-2,7%
MARZO
Totale italiani
77.260
+14,4%
192.930
+6,7%
Totale stranieri
145.520
+2,2%
358.038
+1,3%
TOTALE
222.780
+6,1%
550.968
+3,1%
APRILE
Totale italiani
75.943
+4,8%
190.547
+5,1%
Totale stranieri
156.488
-9,8%
388.658
-11,1%
TOTALE
232.431
-5,5%
579.205
-6,3%
MAGGIO
Totale italiani
55.521
+0,4%
157.396
+4,6%
Totale stranieri
194.379
-2,1%
477.040
-1,7%
TOTALE
249.900
-1,5%
634.436
-0,2%
GIUGNO
Totale italiani
50.617
+4,3%
152.160
+4,3%
Totale stranieri
189.022
-3,3%
447.484
-1,4%
TOTALE
239.639
-1,8%
599.644
0%
TOTALE I SEMESTRE
1.236.594
-1,2%
3.090.859
-1,6%
Italiani
366.641
+2,8%
970.118
+0,6%
Stranieri
869.953
-2,8%
2.120.741
-2,6%
 
Fonte: Provincia di Firenze.

Un altro indicatore dei flussi turistici la cui disponibilità si estende sino al mese di agosto è rappresentato dal numero di persone che hanno richiesto informazioni presso i tre uffici predisposti dall'Amministrazione Comunale; da tali dati risulta una flessione del 11,5% in termini di presenze medie giornaliere, prevalentemente dovuta alla componente straniera (-14,1%).

Tab. 3.5 - Le presenze negli Uffici Informazioni Comunali (gennaio-agosto 1997)
 
 
val. ass.
'97/96
Presenze
202.033
-14,4%
Italiani
45.904
-5,5%
Stranieri
156.129
-16,7%
     
Giorni di apertura
642
-2,9%
     
Presenze medie giornaliere
315
-11,5%
Italiani
72
-1,4%
Stranieri
243
-14,1%
 
Fonte: Comune di Firenze
 

Il calo dei turisti nel periodo aprile-agosto trova poi ulteriore conferma nei dati relativi al Parco Comunale di Campeggio di Piazzale Michelangelo, che evidenziano una riduzione del 3,1% negli arrivi e del 2,5% nelle presenze.

Tab. 3.6 - Il movimento turistico relativo al Parco Comunale di campeggio (aprile-agosto 1997)
 
 
ARRIVI
PRESENZE
 
val. ass.
'97/96
val. ass.
'97/96
Aprile
4.245
-23,3%
9.540
-25,5%
Maggio
6.685
+8,6%
15.343
+7,2%
Giugno
6.046
+1,0%
14.453
+6,2%
Luglio
11.759
-2,3%
27.505
-1,2%
Agosto
12.644
+0,7%
28.647
-4,5%
TOTALE
41.379
-2,5%
95.528
-3,1%
 
Fonte: Comune di Firenze

Un dato di una certa rilevanza correlato ai flussi turistici è quello relativo ai visitatori delle gallerie e dei musei fiorentini. Dalla sua analisi emerge un andamento divergente tra le presenze nei musei statali e quelle nei musei comunali: nel periodo gennaio-luglio dell'anno in corso i primi registrano infatti un aumento di 209.692 visitatori (+10,4%) rispetto al corrispondente periodo del 1996, mentre nei musei comunali si è verificato un calo di 6.375 unità, pari al 2,6%. Nell'ambito dei musei statali quelli che hanno maggiormente contribuito all'aumento complessivo delle presenze sono la Galleria degli Uffizi (+17,5%), la Galleria dell'Accademia (+6,2%) e le Cappelle Medicee (+11,2%), mentre Palazzo Davanzati, chiuso fino al mese di giugno del 1996, ha ospitato nei primi sette mesi di quest'anno 24.267 visitatori. Il calo di presenze verificatosi nei musei comunali (accentuatosi ulteriormente nei mesi di agosto e settembre) è principalmente imputabile alla riduzione dei visitatori di Palazzo Vecchio (-2,5%) che, va ricordato, rappresentano da soli circa l'80% dei visitatori complessivi dei musei gestiti dal Comune. 

Tab. 3.7 - Le presenze nei musei statali e comunali fiorentini (gennaio-luglio 1997)
 
val. ass.
var. ass. ('97-96)
var. perc. ('97/96)
Musei statali
2.233.677
+209.692
+10,4%
Musei comunali
241.224
-6.375
-2,6%
 
Fonte: Comune di Firenze
 

Relativamente all'occupazione, i segnali non sono invece ancora positivi. Gli iscritti alla Circoscrizione di collocamento di Firenze alla fine del secondo trimestre di quest'anno sono infatti aumentati dell'1,1% rispetto all'analogo periodo del 1996, frutto di un incremento del numero dei disoccupati (+2,8%) e di una riduzione, minore, dei giovani in cerca di prima occupazione (-1,3%).

 



 

LA "CITTÀ DEI CONSUMATORI"

- Popolazione e mobilità urbana (cenni)

Dall'analisi dell'evoluzione storica dal 1981 al 1995 della popolazione residente delle principali città italiane emerge come costante che, per ognuna di esse, l'ammontare della popolazione residente si è costantemente ridotta con variazioni percentuali negative più alte per le città del Nord, con particolare riferimento a Milano (-18,5%), Torino (-17,2%) e Bologna (-15%). A Firenze il calo è stato consistente (-14,6%) ed ha comportato una diminuzione in valore assoluto di 65.504 abitanti. Tra il '91 e il '96 la diminuzione è stata del 5,4% e si è distribuita con lievi differenze in tutti i quartieri della città.

All'origine di questo fenomeno è stato, in generale, il processo di fuga dai centri storici motivato dai minori costi di residenza nelle aree semiperiferiche e di cintura ed anche l'esigenza di una migliore qualità della vita in un quadro in cui i comuni limitrofi offrono una gamma di servizi civici decisamente competitivi con quelli del comune capoluogo.

E' evidente che questa situazione è stata una concausa importante dell'aumento della pressione sull'ambiente nelle località più decentrate, e in particolare lungo le vie di accesso alla città, soprattutto a motivo del traffico automobilistico.

Basti ricordare che al 1991 si dirigevano quotidianamente in città più di 110.000 pendolari, provenienti sia dai comuni limitrofi che dagli altri comuni della Toscana, che il movimento dei fiorentini all'interno della città per motivi di studio o di lavoro si aggirava intorno alle 170.000 unità, e che contemporaneamente uscivano dalla città circa 24.000 persone verso i comuni della provincia.

Si tratta di dati che anche a sei anni dalla rilevazione censuaria conservano tutto il loro peso in termini di qualità della vita cittadina.

Quello del traffico e dei suoi effetti è un problema comune a tutte le grandi città italiane:
 

Tab. 4.1- Famiglie che dichiarano la presenza di problemi nella zona in cui vivono relativamente alle tematiche indicate (per 100 famiglie)
 
Anni
Parcheggio
Collegamento con mezzi pubblici
Traffico
Inquinamento dell'aria
Rumore
 
Italia
12 grandi città
Italia
12 grandi città
Italia
12 grandi città
Italia
12 grandi città
Italia
12 grandi città
1995
38,1
66,1
28,4
26,2
49,4
77,0
40,8
76,1
-
-
1996 (a)
38,2
66,8
28,3
26,8
48,7
76,4
39,1
72,1
40,5
65
 
(a) Dati provvisori.
Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie. Aspetti della vita quotidiana

In questo quadro Firenze, insieme a Roma e a Milano, si distingue per quanto riguarda la domanda di trasporto collettivo da tutte le altre città per un incremento dei valori degli indicatori relativi alle percorrenze dei viaggiatori e per una dotazione di posti auto a pagamento per 1.000 autovetture più elevato (e in questo caso è insieme a Torino, Venezia, Bari e Cagliari).
 

- Gli indicatori sulla qualità della vita a Firenze

Generalità
Al fine di esaminare il "benessere" di coloro che vivono a Firenze si propone qui di seguito una serie di "flash" ricavati da un set di informazioni e di indicatori suddivisi in nove aree di interesse (popolazione; salute e benessere psicologico; affari, lavoro e benessere economico; abitazione; servizi e ambiente; sicurezza e amministrazione della giustizia; istruzione e cultura; tempo libero; servizi comunali) e che forniscono un primo quadro delle condizioni di vita dei fiorentini.

Popolazione
La lettura degli indicatori induce a considerazioni in certo modo contrastanti in un quadro di diminuzione della popolazione:
 

Tab. 4.2 - Movimento anagrafico nel Comune di Firenze (anni 1991-1996)
 
  1991 1992 1993 1994 1995 1996
Residenti 401105 397034 392123 387552 382827 379290
Nati 1960 2004 2200 2195 2234 2262
Morti 4951 4614 4990 4804 4598 4636
Immigrati 5850 5205 6348 6567 5856 6417
Emigrati 9535 8314 10711 9730 9395 8850
 
Fonte: Comune di Firenze, Servizi demografici.

Infatti da un lato il quoziente di natalità è in costante aumento (globalmente del 22%, rispetto al 1991), contribuendo a far migliorare il saldo naturale, ma questo resta negativo come quello migratorio, e quindi la popolazione continua a diminuire. Anche il numero medio di componenti per famiglia e i nuclei familiari stanno diminuendo, ma aumentano le famiglie mononucleari. E' interessante confrontare questo dato con quanto si desume dall'osservazione dell'indice di vecchiaia e della percentuale di anziani sul totale della popolazione, tutti in aumento. Soprattutto la percentuale di anziani di età superiore a 80 anni sta aumentando (è bene sottolineare che comunque l'allungamento della vita è ovviamente un fatto positivo; è negativo soltanto il fatto che la popolazione non si rinnova adeguatamente a causa del quoziente di natalità troppo basso). Sarebbe interessante verificare se sono proprio le persone anziane che vivono sole ad aumentare di più (e in tal caso le considerazioni da fare in merito sarebbero ovvie), ma un contributo all'aumento dei singles può essere stato dato anche dal tendenziale aumento di separazioni legali. Quest'ultimo dato è disponibile a livello provinciale e basta, ma riteniamo che sia comunque fonte di riflessione. E' senza dubbio preoccupante (ma purtroppo non sorprendente) il persistente peggioramento dell'indice di dipendenza economica (che riflette quello della percentuale di popolazione in età lavorativa), che si associa ad un andamento analogo e più marcato dell'indice di vecchiaia.

Ciò che emerge da questa prima analisi è quindi una situazione problematica in ordine alla qualità della vita in città.
 

Salute e benessere psicologico
I dati raccolti su quest'area sono purtroppo molto parziali e disomogenei, a causa del passaggio della gestione dei servizi ospedalieri e territoriali dalle Unità Sanitarie Locali all'Azienda Sanitaria di Firenze, all'Azienda Ospedaliera di Careggi e all'Azienda Ospedaliera A. Meyer, avvenuto con il 1995, che ha reso molto difficile l'ottenimento di molti dei dati interessanti. Per questo motivo è difficile inferire l’effetto globale di quest’area sulla qualità della vita in città.

Ciò che risulta senz'altro evidente (sia pure limitatamente agli anni 1991-1995) è senza dubbio il notevole aumento di decessi per tumore (in particolare di quelli del polmone), che sappiamo essere in parte, paradossalmente, una conseguenza della diffusione del benessere (forse sarebbe più corretto dire una conseguenza del diffondersi di un certo modo di vivere, cioè di alimentarsi, di spostarsi e così via). Non stupisce, quindi, nemmeno l'aumento dei decessi per malattie dell'apparato respiratorio, dato ulteriore che dovrebbe far riflettere, specie se incrociato con i dati relativi all'inquinamento.

Sono di conforto invece i dati relativi al disagio sociale: sia gli aborti (nel periodo 1991-1994) che i suicidi (anche tentati, nel periodo 1993-1996) sono in diminuzione, anche se per i giovani tra i 25 e i 34 anni il valore nell'ambito del complesso della cause di morte è elevato, specie per i maschi.

In generale nell'area metropolitana fiorentina i dati sulla mortalità per causa nei giovani tra i 25 e i 34 anni evidenziano una distribuzione delle cause nelle quali primeggiano le morti dovute ad Aids e tumori:
 

Tab. 4.3 - Morti in età 25-34 anni per sesso e causa di morte - Area metropolitana di Firenze e totale Italia - Media 1992-94 (composizione percentuale per causa)
 
 

SESSO

 
CAUSE DI MORTE
 
   
Aids
Overdose
Suicidi
Incidenti stradali
Malattie cardio-vascolari
Tumori
Altre cause
Numero di morti
FIRENZE
Maschi  
24,5
10,9
12,3
13,6
8,2
14,1
16,4
220
Femmine  
22,4
2,4
8,2
9,4
7,1
22,4
28,2
85
ITALIA
  Tot. aree metrop.
33,9
9,3
6,9
11,8
6,0
7,9
24,3
6.127
Maschi Altrove
22,8
6,6
8,5
19,4
7,2
8,7
26,6
12.768
  Totale
26,4
7,5
8,0
17,0
6,8
8,4
25,9
18.895
  Tot. aree metrop.
27,9
3,1
5,7
8,2
8,3
23,6
23,2
2.179
Femmine Altrove
19,4
1,6
5,4
12,3
10,4
26,8
24,1
4.578
  Totale
22,1
2,1
5,5
11,0
9,7
25,8
23,8
6.757
 
Fonte: Istat, Rilevazioni sui decessi.
Fonte: Istat, Rilevazioni sui decessi.
 

Affari, lavoro e benessere economico
Certamente sugli indicatori relativi alla qualità della vita incidono anche quelli che attengono agli andamenti economici, anche se questi costituiscono soltanto (e forse non sempre) una condizione necessaria ma non sufficiente.

Sotto il profilo delle attività economiche a livello comunale, per quanto riguarda le imprese attive iscritte alla Camera di Commercio, nel 1995 si osserva il valore più basso del periodo esaminato, ma il 1996 sembra registrare una lieve ripresa (confermata anche dall'andamento dei fallimenti dichiarati e degli effetti protestati). Queste osservazioni possono essere estese alle unità locali, ma in quest'ambito è da notare purtroppo il dato in controtendenza rappresentato dalle unità locali di tipo artigiano, che continuano a diminuire (notare come la percentuale di diminuzione relativa al 1996 è in valore assoluto la più grande del periodo analizzato, superata solo da quella del 1993). La lieve ripresa cui si accennava sopra si osserva anche nei dati relativi agli iscritti alla Circoscrizione di collocamento (il cui territorio dal 1/7/93 è stato ristretto ai Comuni di Firenze, Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Sesto Fiorentino), tranne nel caso degli iscritti di più di 29 anni di età, la cui incidenza sul totale iscritti è aumentata costantemente in tutto il periodo.

Per quanto riguarda le ore di cassa integrazione ordinaria, le ore richieste in media per ogni persona attiva sono diminuite notevolmente fino al 1995, ma nel 1996 hanno registrato un lieve aumento. Ciò però dovrebbe essere confrontato con l'andamento positivo dei relativi pagamenti, che, come indicatoci da fonti Inps, risultano in netta diminuzione a partire dal 1995, facendo pensare che la recessione potrebbe essere finita. Chiaramente la precedente osservazione è ancora prematura, vista la mancata considerazione dei dati 1997, ancora parziali, ma fa comunque pensare la tendenziale crescita dei consumi di energia elettrica per uso non domestico (che peraltro comprendono i consumi delle utenze condominiali) a fronte di una diminuzione delle utenze non domestiche.

Sul fronte degli impieghi bancari non si può dire molto, visto che la notevole variazione registrata nel 1995 è dovuta al fatto che da quell'anno agli impieghi delle banche di credito ordinario vengono aggiunti quelli degli istituti di credito a medio-lungo termine. Si può osservare comunque una contrazione della variabile in esame nel 1996.

Con specifico riferimento agli indicatori sul benessere economico, il dato di fondo appare sostanzialmente positivo. La generalità degli indicatori infatti è variata nel periodo in senso positivo (tutti gli indicatori monetari sono stati calcolati a prezzi 1995, dopo cioè aver deflazionato i valori correnti grazie all’indice dei prezzi al consumo), fatta eccezione per quello relativo all'indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati e per la variazione media annua del costo della vita. La variazione del costo della vita (che non misura altro che la variazione annua del suddetto indice dei prezzi) ha avuto invece un andamento altalenante: è decresciuta fino al 1993, per poi di nuovo aumentare e quindi decrescere nel 1996. Apparentemente contrapposto a queste variazioni positive, l'andamento dei depositi, crescente fino al 1995, è divenuto poi decrescente, ma ciò è spiegato dalla possibilità per le banche, proprio a partire dal 1996, di effettuare la raccolta anche grazie alle obbligazioni; complessivamente infatti la raccolta delle banche è cresciuta, nel 1996, del 4%.
 

Abitazione
Negli ultimi sei anni il numero di sfratti richiesti è globalmente diminuito, mentre il numero di rilasci avvenuti è aumentato (salvo invertire il suo andamento negli ultimi tre anni), e tutto ciò fornisce un contributo positivo. I prezzi delle abitazioni, come si vede, hanno avuto un andamento differenziato a seconda delle zone della città considerate, difficilmente analizzabile visto che i dati a nostra disposizione consistono soltanto nel campo di variazione dei prezzi richiesti per ciascuna zona. Tuttavia gli operatori indicano una globale costanza dei prezzi, a causa della scarsa vivacità del mercato (i potenziali acquirenti attendono momenti migliori per acquistare, i venditori invece non rivedono al ribasso i prezzi; la conseguenza è che vengono venduti prevalentemente gli appartamenti più piccoli). Ciò si riflette in modo negativo sui canoni di locazione, il cui trend appare crescente in tutto il periodo (tranne nel caso dei rinnovi in periferia). Firenze tra le grandi città italiane appare con il non invidiabile primato degli affitti più alti.

Quasi tutti i nodi strutturali relativi alla condizione abitativa a Firenze permangono, alimentati anche da una crescente domanda di case in locazione da parte di extracomunitari e di studenti, che stenta a trovare risposte adeguate.
 

Servizi e ambiente
Per quanto riguarda quest'area, risulta evidente che i dati sui fenomeni legati all'ambiente, ai trasporti e al traffico in generale sono ampiamente disponibili e si prestano ad un'analisi più approfondita rispetto ad altri ambiti.

Riguardo ad alcune categorie di servizi è possibile ravvisare un miglioramento sia nei servizi telefonici che in quelli pensionistici (non però per quanto riguarda i tempi di liquidazione delle nuove pensioni di anzianità, la cui tendenza è decisamente contraria). Sembrano aumentare anche i posti disponibili nelle residenze sanitarie assistite, fatto senz'altro positivo se continuerà nel futuro, viste le tendenze demografiche osservate. Si osserva invece una tendenza alla diminuzione delle farmacie convenzionate, dato anche questo molto parziale ma sicuramente non positivo dal punto di vista dei servizi disponibili sul territorio.

Le informazioni relative ai trasporti pubblici destano una certa curiosità: considerando soltanto i dati dal 1994 in poi (da quando cioè il territorio di competenza dell'Ataf è variato), il numero di passeggeri trasportato è cambiato di pari passo con la lunghezza della rete urbana. Sarebbe interessante stabilire qual è il rapporto causa-effetto, in modo da capire se l'offerta si è semplicemente adeguata alla domanda o se invece questo andamento costituisce un invito ad adeguare il servizio alle esigenze della potenziale clientela. E' scontato osservare che ciò potrebbe costituire un contributo (insieme alla formazione di una nuova concezione dello spostamento in città) alla riduzione dell'inquinamento e anche alla limitazione degli incidenti stradali e delle loro conseguenze.
 

Passando ai dati sull'inquinamento, l'Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) fa notare che la presenza di ossido di carbonio (CO) è quasi esclusivamente da attribuire alle emissioni da traffico, mentre la presenza di biossido di azoto (NO2) è dovuta in buona parte (30-35 %) alle emissioni dei riscaldamenti domestici e per il 50% circa ai veicoli diesel pesanti (come gli autobus). Poiché questi ultimi non sono stati caratterizzati da innovazioni significative (tranne la progressiva conversione a metano degli impianti), il valore di NO2 si sta riducendo, ma non quanto quello di CO. Quest'ultimo valore infatti sta diminuendo per il progressivo diffondersi di veicoli catalizzati, ma anche per l'obbligatorietà del controllo delle emissioni dei veicoli non catalizzati e le misure di restrizione della circolazione. Il valore di biossido di zolfo (SO2) è da anni al di sotto degli standard fissati dalla legge, grazie alla diffusione degli impianti di riscaldamento a metano e alla modesta presenza di impianti industriali. Per quanto riguarda l’ozono (O3) si osserva invece un forte incremento: la causa è attualmente oggetto di studi più approfonditi, che al momento sembrano individuarla nelle emissioni finora non controllate, cioè quelle dei motorini.

Un forte problema ambientale è comunque costituito anche dal rumore. Purtroppo per questo profilo Firenze risulta essere la città più rumorosa d'Italia dopo Napoli.
 

Sicurezza e amministrazione della giustizia
Il problema della sicurezza è tra quelli maggiormente sentiti a livello cittadino, anche se non raggiunge i livelli di altre realtà metropolitane.

Certamente per quanto attiene lo specifico del turismo una microcriminalità cronica incide sull'immagine di Firenze con echi non gradevoli che talvolta si amplificano anche all'estero.

Tuttavia si può osservare che, almeno nel periodo 1991-94 diminuiscono i furti denunciati e, nel 1994, anche le rapine. E' inoltre osservabile nell'ultimo biennio una diminuzione del numero di minorenni denunciati, dei delitti contro la persona, delle denunce per detenzione e spaccio di droga ed anche dei delitti contro il patrimonio, con particolare riferimento alle truffe.

In sintesi, si è in presenza di elementi importanti di evoluzione positiva.
 

Istruzione e cultura
In un quadro nel quale aumentano, sia pur lievemente, gli iscritti alla scuola materna ed elementare e sostanzialmente diminuiscono i ragazzi iscritti alle medie inferiori e soprattutto alle medie superiori, si osserva una generale tendenza all'aumento degli alunni per ogni classe della scuola dell'obbligo. Si tratta di una situazione determinata non solo da fattori demografici, ma anche (e forse soprattutto) dalle restrizioni operate da vari decreti miranti alla riduzione della spesa pubblica.

Aumentano invece gli iscritti all'università (e, quasi parallelamente, la media di iscritti per docente) e anche i laureati ogni cento immatricolati.

In sintesi una situazione variegata, dalla quale emerge la tendenza al proseguimento degli studi universitari, mentre la contrazione demografica va ad incidere in maniera pesante sull'istruzione media superiore.

Sotto il profilo dell'offerta culturale - misurata per la verità in maniera assai parziale in termini di volumi a disposizione degli utenti nelle biblioteche pubbliche, di consultazioni e di vendite di quotidiani - il dato è sostanzialmente positivo, anche se in misura contenuta.

Più in generale invece non vi é dubbio che l'offerta culturale a Firenze, vista in termini di incrementi di iniziative di mostre, conferenze, convegni, ecc. e di ampliamento delle possibilità di accesso al patrimonio museale della città, è decisamente aumentata nel 1997.
 

Tempo libero
L'uso del tempo libero è indubbiamente un indicatore di rilievo della qualità della vita.

Non esistono a livello comunale, per questi aspetti, informazioni e ricerche sui comportamenti dei fiorentini.

Ciò che si può inferire relativamente alla domanda riguarda sostanzialmente l'aspetto del tempo libero passato fuori dall'abitazione per spettacoli teatrali, musicali e cinematografici.

Dai biglietti venduti si rileva infatti un aumento delle frequenze per abitante sia per quanto riguarda il cinema che gli spettacoli teatrali e musicali.

Si tratta di dati confortanti, anche perché si inseriscono in un quadro di aumento dei prezzi e fanno vedere che, ciononostante, cresce l'interesse per usare il tempo libero a disposizione per queste attività.
 

Servizi comunali
La possibilità di accedere ai servizi comunali con facilità e ottenere in tempi brevi i risultati sperati è fattore tra i più rilevanti per misurare la qualità della vita dei fiorentini.

L'indagine campionaria effettuata dall'Amministrazione comunale nel 1996, mirata ad accertare con interviste all'utenza il gradimento dei servizi e le possibilità di miglioramento, ha dato risultati che possiamo definire molto positivi.

Quasi tutti i servizi hanno incontrato il gradimento della netta maggioranza degli utenti; soltanto il servizio urbanistica ed edilizia ha registrato una lieve prevalenza degli insoddisfatti (48,5% degli utenti del servizio, contro il 42,4% di soddisfatti; gli indecisi sono stati il 9,1%), ma in totale gli utenti soddisfatti dei servizi forniti dall'Amministrazione sono stati il 78,6%. Il grado di soddisfazione dell'utenza è influenzato negativamente da coloro che hanno dovuto rinunciare ad usufruire del servizio a causa della chiusura pomeridiana, ma il fenomeno ha assunto una notevole rilevanza soltanto per i servizi anagrafici, ai quali ha dovuto rinunciare il 67,6% degli intervistati. Sicuramente positivo è il fatto che il 52,8% degli interpellati ha dovuto aspettare meno di un quarto d'ora per la fornitura dei servizi, anche se, di conseguenza, coloro che hanno dovuto aspettare di più sono pochi di meno (il 47,2% naturalmente). In questo caso spicca, in positivo, il servizio autorizzazioni artigiani, i cui tempi di attesa sono compresi tra 4 e 10 minuti nel 75,9% dei casi. Per quanto riguarda gli orari di apertura, il 51,8% degli intervistati è soddisfatto di quelli attualmente praticati, ma per ciascun servizio le indicazioni sono ovviamente più precise.

Dall'indagine dunque emerge che l'utenza dei servizi comunali è soddisfatta, ma anche che l'Amministrazione può migliorare ancora questo risultato estendendo gli orari e i giorni di apertura, come in effetti ha in parte fatto durante questo 1997.


 

ELEMENTI DI PREVISIONE

Per il 1998 è ipotizzabile a livello nazionale una fase espansiva di maggiore portata. Ultimato presumibilmente il cammino per l'ingresso in Europa, dovrebbero infatti venir meno le condizioni di instabilità e incertezza che fino ad oggi hanno indotto gli operatori ad agire con prudenza e si dovrebbe quindi assistere ad una consistente ripresa di consumi e investimenti, cui si verrebbe ad affiancare, in virtù della prevista ulteriore accelerazione del ritmo di crescita del commercio internazionale, un deciso incremento delle esportazioni. Sulla base di queste considerazioni i principali istituti di ricerca ritengono possibile un incremento del Pil di circa il 3%, con benefiche ricadute sul piano occupazionale.

Un risultato migliore è inoltre ipotizzabile a livello regionale sia per il 1998 (+2,5%) che per l'anno successivo (+2,8%); considerando che la fase di crescita prevista per l'economia nazionale sarà trainata da esportazioni e investimenti, la Toscana, in virtù della sua struttura produttiva, sarà infatti una delle regioni che beneficerà delle opportunità offerte dal ciclo espansivo. Un'economia, quale quella toscana, specializzata nella produzione di beni di consumo durevole e avente come principale mercato di sbocco quello nordamericano, risulterebbe infatti relativamente penalizzata dal rafforzamento della domanda, interna ed estera, di beni strumentali, dall'espansione dei rapporti commerciali comunitari conseguente alla nascita della Unione europea dal prevedibile rallentamento del ritmo di crescita dell'economia statunitense. D'altro canto lo sviluppo caratterizzante i paesi emergenti e l'associato incremento di benessere dovrebbe alimentare la domanda di beni di consumo di qualità più elevata. La crescita prevista sarà così in grado di determinare una ripresa della domanda di lavoro (stimata in circa 40.000 unità di lavoro) tale da riportare la Toscana ai livelli occupazionali del 1991.

In prospettiva anche per l'economia cittadina è ragionevolmente prevedibile una fase di crescita di entità analoga a quella stimata per il contesto regionale; a conforto di tale previsione possiamo riportare i primi dati relativi al terzo trimestre forniti dall'Associazione degli Industriali: la produzione è infatti aumentata del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 1996, il fatturato del 3,2% (merito soprattutto della sua componente interna, cresciuta del 4%) e gli ordini del 4%; gli investimenti delle imprese del campione si mantengono invece sui livelli registrati nei tre trimestri precedenti, a testimonianza di un atteggiamento ancora prudente da parte degli imprenditori fiorentini.
 

Tab. 11 - Le variazioni percentuali trimestrali della produzione industriale, del fatturato e degli investimenti nella Provincia di Firenze
 
Trimestri
Produzione
Fatturato
Investimenti
I 1996
+3,2
+5,0
+9,5
II 1996
+1,2
+1,5
+4,6
III 1996
-0,1
+2,0
+5,1
IV 1996
-1,1
-0,7
+2,7
I 1997
-2,9
-2,5
+1,8
II 1997
+1,1
+0,6
+1,3
III 1997
+2,7
+3,2
+1,7
 Fonte: Associazione degli Industriali della Provincia di Firenze, Scenario congiunturale, Firenze, ottobre 1997.

L'atteggiamento prudente degli imprenditori è osservabile anche analizzando la domanda di lavoro che essi esprimono. La Camera di Commercio di Firenze ha infatti recentemente condotto un'indagine su un campione di imprese essenzialmente al fine di conoscerne le previsioni di breve periodo (18-24 mesi) circa i flussi di unità lavorative in entrata e uscita e il fabbisogno di figure professionali in rapporto alle varie caratteristiche delle figure stesse e delle imprese. Purtroppo la previsione per il biennio 1997-98 indica, rispetto alla fine del 1996, una diminuzione della base occupazionale pari allo 0,6%, derivante da un pressoché analogo andamento previsto sia per l'occupazione dell'industria che per quella dei servizi (in diminuzione rispettivamente dello 0,5% e dello 0,6%). Le previsioni peggiori provengono in particolare dall'industria del tessile-abbigliamento, del cuoio e calzature, delle costruzioni, del petrolio e dei minerali non metalliferi e, per quanto riguarda i servizi, in special modo dal credito e dal commercio e riparazioni. Saldi positivi sono invece previsti dall'industria della gomma e materie plastiche, del legno, della chimica e delle macchine elettriche ed elettroniche e, per i servizi, dalle attività alberghiere, dai pubblici esercizi, dai trasporti e dai servizi alle persone. Considerando la dimensione delle imprese studiate, è in quelle medio-grandi che sono previste le perdite di occupati più rilevanti; questa è una conseguenza del fatto noto che le imprese più piccole sono più flessibili e quindi più in grado di adeguarsi alle esigenze del mercato.

Tuttavia in questo quadro fatto di luci e di ombre vi è comunque da inserire un dato cruciale che dovrebbe, se non azzerare, almeno attenuare nel complesso alcuni aspetti negativi delle previsioni: si tratta del dato degli investimenti previsti nel piano triennale 1998-2000 del Comune e che assommano a circa 2.000 miliardi. Si tratta di una cifra globale ingente, rivolta ad una pluralità di versanti che, se tutti attivati, sicuramente produrranno positivi effetti diretti, indiretti e indotti su tutta l'economia locale con prevedibili importanti ricadute anche in termini occupazionali. Se si considera poi che tale spesa pubblica è soltanto una quota di ulteriori importanti investimenti che saranno effettuati nei prossimi anni da altri Enti nel comune di Firenze e nell'area fiorentina (Ferrovie dello Stato, Università, ecc.) pare possibile inferire che sicuramente molte delle previsioni "in rosa" troveranno più di una conferma e che in generale anche le aree in prevedibile sofferenza potranno trovare elementi di sostegno non labili.
 

 

 
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Marzo 1998