L'Università Popolare di Firenze (UPFi) fu fondata nel 1901, gestì una propria biblioteca sociale e - insieme al Comune di Firenze - una Biblioteca popolare comunale Filippo Buonarroti. Nel 1927 l'UPFi fu fascistizzata e divenne la Biblioteca dell'Istituto fascista di cultura a Firenze: in quell'occasione il regime fece versare alla "nuova" biblioteca altri fondi librari, di enti chiusi o praticamente inattivi, fra cui quello del Gabinetto filologico e della Pro Cultura. Dopo la Liberazione di Firenze l'UPFi e la sua BUP ripresero a funzionare, sia pure in un contesto e con scopi parzialmente diversi da quelli originari: a metà degli anni Settanta l'istituzione non sopravvisse all'ennesima crisi e i suoi beni passarono al Comune di Firenze.
A fine 1992 il Servizio Biblioteche del Comune di Firenze riusci finalmente ad avviare il recupero dell'ingente fondo librario (circa 25.000 volumi). Nell'estate 1993 partì la concreta opera di ricollocazione del materiale (a lungo tenuto in cartoni ed esposto al deterioramento). Non era disponibile nessun mezzo di corredo (precedenti cataloghi, inventari, archivi della biblioteca). In buona parte il materiale non era ancora inventariato come bene comunale.
Ad oggi (gennaio 1996), il lavoro di recupero può considerarsi ad oltre due terzi del proprio percorso. Sono state ricollocate, descritte e controllate le opere della BUP avanti il 1900, fra il 1900 e il 1922, fra il 1923 e il 1944 e sono in corso di recupero catalografico le opere del periodo fra il 1944 e il 1977. Inoltre sono già pronte le bozze di stampa dei cataloghi delle tre sezioni suddette oltre a 7 volumetti di inventario stratificato dei fondi che nel tempo sono andati a formare la BUP stessa:
Biblioteca popolare comunale Filippo Buonarroti,
Biblioteca sociale dell'Università popolare,
Fondo Gherardi, Biblioteca dell'Università popolare fascista,
Biblioteca della Pro Cultura,
Biblioteca del Circolo Filologico,
Biblioteca dell'Istituto di cultura fascista.
Possiamo concludere affermando che lo stato di avanzamento del recupero e i suoi risultati già adesso permettono di poter usufruire di una "nuova" biblioteca, una biblioteca "in più", modernamente inventariata, catalogata e riordinata.