Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

 

La Repubblica - 20/9/2001


Tutto il mondo in quei libri

Torna il pianeta "Leggere per non dimenticare"
Parte il settimo ciclo degli incontri, quarantuno scrittori mobilitati per uno degli eventi culturali più importanti della stagione

MARIA CRISTINA CARRATU


«LEGGERE PER non dimenticare», il ciclo di letture promosso dal Comune e organizzato con passione senza uguali da Anna Benedetti, entra col suo gran seguito di pubblico nel suo settimo anno. Denso di appuntamenti (dal 10 ottobre al 29 maggio, di nuovo alla Biblioteca comunale di via Sant'Egidio), con ben 41 autori partecipanti, il programma si annuncia come uno degli eventi culturali più importanti della stagione. Filo rosso, tema unificante, il confine: questione cruciale dell'umanità moderna, «luogo di passaggio, o barriera, condizione esistenziale o punto di fuga», nota l'assessore alla cultura Simone Siliani, decisivo supporter di Leggere per non dimenticare insieme al sindaco Leonardo Domenici. In ogni caso, «luogo creativo» per eccellenza e spunto per una infinità di produzioni letterarie. [...]

"Il tema è il confine groviglio di culture"
La globalizzazione e il suo rovescio: come la confusione dell'identità diviene fil rouge della rassegna di quest'anno


IL CONFINE, luogo dalle infinite forme, punto di incontro di opposti. E' il filo rosso scelto da Anna Benedetti per «Leggere per non dimenticare» (fra le novità di quest'anno, anche l'«adozione» di vari autori da parte delle scuole superiori, talk show serali con Controradio, e un sito web).
Signora Benedetti, come le è venuta questa idea?
«Vivere nella propria epoca significa condividerne lo spirito anche senza accorgersene. A un certo punto mi sono scoperta ad avvertire me stessa come un groviglio di spazi differenti, e che la mia frontiera individuale rispetto a quanto mi circondava era in realtà qualcosa di non dato una volta per tutte, ma di mobile. Sì, una specie di confine ‘portatile'. Ho avvertito che lo spazio misterioso che mi separava dagli altri nello stesso tempo poteva anche mettermi in contatto con loro, e che dunque la cognizione di confine andava rivista».
Si è accorta insomma che la sua esperienza poteva diventare una chiave di lettura del mondo.
«Sì, ho scoperto che l'idea del confine comprende uno spazio immenso, una infinità di luoghi ambigui o ambivalenti che, separando mentre mettono in contatto, e viceversa, segnano l'intera esperienza: dalla lingua, ai luoghi, alla psiche, alla società, all'economia, alla politica, all'ecologia (cosa più del dramma ambientale, da Cernobyl in poi, ha dimostrato la relatività dei confini geografici?). In generale, non è forse vero che una globalizzazione troppo spinta può ispirare le peggiori chiusure, mentre identità ben salde e marcate possono essere all'origine di una grande apertura verso gli altri?».
(m.c.c.)