Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

Vittorio Sermonti

Sempreverdi 14 opere in forma di racconto
(Rizzoli 2002)

 Introduce: Luciano Alberti

 

Attila è un povero flagello di Dio, innamorato e proditoriamente trucidato dalla vergine sposa; Gilda, figlia di Rigoletto, è una Lucia Mondella che per eccesso d’innocenza si lascia incantare da Don Rodrigo; Aida una colf extracomunitaria che al suo paese insegnava Scienze delle Comunicazioni all’asilo; Jago un moralista cinico e sessuofobo, ma soprattutto l’ombra del non-essere, lo sbadiglio del Nulla… Sono alcuni protagonisti delle opere di Verdi spiegate al popolo nel nuovo libro da Vittorio Sermonti. Nei quattordici capitoli del testo (uno per ciascuno dei titoli principali, dal Nabucco del 1842 al Falstaff del 1893) Sermonti riesce a concentrare il racconto della trama sfilandolo dalla partitura, l’analisi dei personaggi, riferimenti alla vita e alle lettere di Verdi, accenni alle vicende del libretto e alle sue fonti, notizie sparse sulle prime esecuzioni e sui cantanti, annotazioni storiche sull’Italia del Risorgimento e dell’Unità; e sempre con uno stile raffinato e trascinante che accoglie parole e costrutti del libretto per ottenere effetti umoristici e non di rado francamente comici. Come le memorabili “rinarrazioni” dei canti di Dante, anche questi testi nascono per la lettura ad alta voce, in teatro e alla radio. E ancora una volta ci troviamo di fronte alla prosa di un grande scrittore, capace di restituirci un  momento fondamentale della nostra tradizione culturale e di celebrare senza retorica un gigante come Giuseppe Verdi.

“Una rielaborazione in forma di narrazione divertita, colta e scanzonata, dei libretti di quattordici opere di Verdi e delle vicende di quelle eroine e di quegli eroi … Raccontare l’opera come il grado zero del reale, mettere in evidenza come tutto quello che succede sul palcoscenico sia pura realtà: con questa idea Sermonti rivisita  tutto il mondo delle storie verdiane intrise di pathos letterario.” (Francesca Pini “Sette”, 9.5.2002)

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