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MARIA
BACCHI Cosa vuol dire scegliere l’infanzia come via d’accesso all’interpretazione della guerra, delle leggi razziali e delle deportazioni? Bambini e bambine si muovono nella Mantova sconvolta dalla guerra vedendo quello che all’occhio adulto sfugge. Si sottraggono ai criteri d’ordine con cui il regime vorrebbe controllarli, si perdono nei mille rivoli di una quotidianità fatta di affetti, di giochi, di esplorazioni, di piccoli ma dolorosi conflitti. La figura di Luisa Levi, la più giovane dei deportati ebrei che il 4 aprile del 1944 partirono da Mantova per Auschwitz, attraversa tutto il libro: la sua voce affiora dagli scritti inediti, che ha lasciato e dalla memoria dei testimoni che divisero con lei gli anni della guerra, l’occupazione tedesca, i mesi della clandestinità. “Cercando Luisa è un bell’esempio di quanto ricco diventi il quadro del passato se si mischiano le fonti, scritte e orali, se alla soggettività si riconosce la dignità del materiale. L’effetto che si produce è corale, eppure non si schiaccia il singolare. Ma la sfida e gli interrogativi sono anche altri: come raccontare, come fare storia guardando davvero in basso, a partire da chi, bambino o adolescente, non viene quasi mai interrogato” (Nicole Janigro, Diario 8.6.2001)
DANILO
SACCHI Questa
è una storia del Campo di Fossoli, costruito davanti a casa nostra nel
’42. La storia di coloro, soldati e civili, uomini e donne, che hanno
sostato tra queste baracche e questo filo spinato prima di proseguire verso
Auschwitz e gli altri lager nazisti. Ma è anche la nostra storia di gente
contadina abituata ad un vivere antichissimo nella campagna silenziosa e
solitaria, un vivere d’improvviso sconvolto dalla costruzione di un campo
di concentramento. Che soprattutto stupiva e cambiava chi era bambino. Come
me. Le persone, gli avvenimenti, i luoghi, sono veri perché vissuti da chi
era piccolo, o riascoltati dalla voce di testimoni, i “grandi” di
allora. Sono veri i riferimenti storici riscontrati da documentazioni
diverse come sono veri l’ambiente e il vivere della campagna, un ambiente
e un vivere che non ci sono più. La famiglia, nei nomi e nella composizione
è stata cambiata per pudore di intime sofferenze e per rispetto di chi ora
non c’è più. “
Un campo di concentramento può significare da solo, per chi vi abita di
fronte, tutto lo sconquasso e il soffrire di una guerra”. Notizie Biobibliografiche su Maria Bacchi, Danilo Sacchi, Ugo Caffaz, Fabio Levi. |