Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

 

6 febbraio 2002 ore 17.30
Biblioteca Comunale Centrale

Via S. Egidio, 21 Firenze

 UGO CORNIA
Quasi amore
(Sellerio, 2001)

GIUSEPPE CULICCHIA
A spasso con Anselm
(Garzanti, 2001)

Introducono: Daniela Lastri, Fulvio Paloscia , Alberto Rollo

UGO CORNIA

Quasi amore (Sellerio, 2001)

“La vita è ciò che succede mentre stai facendo un nuovo progetto” cantava con magica poesia John Lennon: e potrebbe essere la guida alla lettura di questa storia d’amore. Ugo Cornia, in questo suo secondo romanzo, racconta dell’amore, di un amore per una ragazza, a partire dalla vita secondo Lennon, cioè da quello che succede delle cose mentre due persone si amano. Una storia formata da episodi che acquistano la loro rilevanza, diventano trama, storia appunto, non semplicemente all’interno dei protagonisti, o nell’enumerazione degli avvenimenti, ma in quella zona intermedia dove ciò che accade a due persone investe di significato gli spazi e gli oggetti intorno e li trasforma. Come se la narrazione li cogliesse, per così dire, nella loro eco. E la scrittura nel rappresentarne l’eco, appare subito semplice, quotidiana, necessaria, lontanissima da ogni sperimentalismo. Ma possiede tutta la sapienza necessaria a rendere facile l’obiettivo di narrare l’interno dell’esterno.

 “Il tema centrale di questo romanzo è la scomparsa: dei sentimenti, degli altri, di se stessi. La paura che la vita se ne vada così, senza che si possa far nulla per trattenerla; per questo la si vive in anticipo, in attesa, e la si rivive a posteriori, nel sentimento. Quasi amore, è un libro paradigmatico, in grado di raccontare il modo con cui una generazione, quella dei trentenni, si racconta oggi la propria vita” (Marco Belpoliti, L’Espresso 6.09.2001).

“Se il tema principale del primo romanzo di Cornia, Sulla felicità a oltranza, era la rielaborazione del lutto, quello di Quasi amore è pur sempre collegato alla perdita. Protagonista è ancora una volta lo stesso Ugo Cornia, costretto a misurarsi con l’abbandono da parte di una ragazza di cui era innamorato e che all’improvviso scompare dalla sua vita lasciandolo nel più totale sconcerto (…). Il miglior pregio di questo libretto sta proprio nel saper raccontare con un registro solare, effervescente e autoironico, lontano da modi seriosi, interni e metaforici, come possa tingersi di lutto il mondo, divenendo algido e grigio causa il venir meno di un rapporto (…) Cornia è un gran fabulatore. Ci sono mille e una storia che costituiscono l’ordito di questo arazzo variegato. Storie che si intrecciano fra loro, di poche righe appena ma che fan parte integrante della trama. Infine Quasi amore risulta un libretto pedagogico all’insegna dell’ironia. Un laico brevario spirituale per apprendere come vivere al meglio amori e disamori, precarietà e mutamenti, poiché nulla è mai eterno”. (Francesco Roat, L’Unità 11.07.2001).

GIUSEPPE CULICCCHIA 

A spasso con Anselm (Garzanti, 2001)

Un bel giorno – si stanno per giocare i mondiali – arriva in Italia uno strano tifoso della nazionale brasiliana. Si chiama Anselm, è nato nella foresta amazzonica e studia filosofia. Soprattutto, è un formichiere. A spasso con Anselm racconta le avventure di questo strano e imprevedibile ospite nel nostro caotico mondo. A prima vista Anselm può sembrare timido e goffo, con la sua smodata golosità e le sue curiose abitudini. Però guarda la televisione, sa usare il computer, vuole tenersi in forma e gli piace divertirsi. E di fronte alle ingiustizie si indigna e si ribella. Raccontando le imprese di questo straordinario amico, le sue ingenuità e i suoi slanci, Giuseppe Culicchia si inventa uno sguardo fresco e stupefatto sulla nostra realtà, a volte talmente assurda che il buon senso  del formichiere diventa un antidoto indispensabile.

“L’estrema leggerezza della scrittura di Culicchia sottende un più graffiante ritratto dell’attuale società contemporanea italiana, soffocata da un’infinta serie di luoghi comuni a volte decisamente assurdi (…) questo viaggio in compagnia di Anselm riporta l’autore alla naturalità e alla freschezza del narrare del suo primo sorprendente libro. In più ci regala una favola contemporanea inedita della narrativa italiana, riuscita soprattutto nel reinventare racconto, leggenda metropolitana, richiamo alla cultura visiva del fumetto” (Fulvio Panzeri).

“Dopo il drammatico Ambarabà e gli intensi Bla Bla Bla e Paso doble, l’autore si sperimenta in una scrittura ricca di humour surreale (…) L’argomento paradossale nasconde  dei chiari riferimenti all’attualità, ma non è tanto la metafora estesa alla narrazione che diverte, quanto le avventure in sé (ma non solo la metafora sottesa alla narrazione diverte, ma anche l’avventura in sé), la tenerezza del personaggio, la sua dolcezza e simpatia, la capacità di assorbire tutte le sollecitazioni (pubblicità, moda costume) a cui i ragazzi sono sottoposti e di interpretarle a modo suo”. (Grazia Casagrande)

 

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