Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

16 gennaio 2002

UMBERTO GALIMBERTI
Orme del sacro
(Feltrinelli, 2000)
Introduce Sergio Moravia

In questo volume, che rielabora la trama di una serie di articoli comparsi sulle pagine culturali del “Sole-24Ore” e de la “Repubblica” negli ultimi otto anni, l’autore si domanda cosa sia rimasto di autenticamente religioso in un’epoca come la nostra che più di altre registra un boom di spiritualità. Al di là delle fulgide apparenze, il Dio plurinvocato in molte lingue, in molti riti e nelle forme più svariate della religiosità, sembra essersi infatti definitivamente congedato dal mondo per lasciare null’altro che un desiderio infinito di protezione, conforto, rassicurazione: è solo il resto esangue della storia e della tradizione del cristianesimo, troppo arretrato per governare un tempo scandito dall’incalzante succedersi delle scoperte tecnico-scientifiche. Chiedendo alla tecnica di non fare ciò che può, l’etica cristiana si dimostra patetica. Ma non è  migliore la condizione in cui si trova l’etica laica in un mondo reso incerto dal fatto che, oggi, la capacità di fare dell’uomo è enormemente superiore alla sua capacità di prevedere e quindi di governare la storia. Il risveglio religioso, in tutte le disparate forme a cui oggi assistiamo, non deve trarre in inganno. Esso è solo un sintomo dell’inquietudine dell’uomo contemporaneo, che, cresciuto nella visione della tecnica come progetto di salvezza, oggi percepisce, all’ombra del progresso, la possibilità di distruzione e, l’ombra dell’espansione tecnica, la possibilità tecnica di estinzione. E qui nessun “Dio ci può salvare” perché la tecnica, che disabita il sacro, è nata proprio dalla corrosione del trono di Dio.

 

“A poco più di un anno dalla pubblicazione del precedente Psiche e techne, Orme del sacro ne costituisce, in qualche modo, lo sviluppo e il completamento. Perché nel tempo in cui viviamo, il sacro si palesa, nella sua forma “selvaggia”, cioè non organizzata all’interno di una “religione” (da “re-ligare” ossia ciò che “raccoglie” e insieme “costringe”), proprio là dove l’efficienza della tecnica si arresta, ossia là dove si tratta di colmare il vuoto originato dall’insoddisfazione della domanda di senso” .

“L’analisi di Galimberti è importante anche perché, senza implicazioni teologiche, senza il tentativo di dare un senso all’universo, scandaglia le mille pieghe del sociale in cui si nasconde un sacro rifiutato dalla cultura contemporanea” .

Orme del sacro è una riflessione sull’inquietudine dell’uomo contemporaneo e sul dolore senza nome che lo trattiene ad un’incerta postura. Il nostro tempo conosce, senza riconoscerla, la nostalgia del sacro; per questo torna ad interrogare le stelle e a cercare  profeti per orientarsi nel mondo, a domandare a culture lontane il senso del proprio smarrimento”.

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