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S. Egidio, 21 - Firenze Non è Gerusalemme, è Napoli, è un suo quartiere dal nome solenne e abusivo, Montedidio, dove frigge la vita di una folla densa e dove neanche i morti se ne stanno quieti. A tredici anni un ragazzino impara il lavoro, l’italiano e l’ammore, quello con doppia emme. Si allena in segreto a far volare un magico pezzo di legno. Ha un suo nuovo amico, un vecchio calzolaio ebreo piovuto dal nord dell’Europa, arriva finalmente a scadenza una profezia, sotto la specie di un battito di ali. Protagonista è un luogo, Montedidio, un rilievo di tufo abitato da millenni, stratificato a ossa e ceneri vulcaniche. Dall’alto di un suo tetto la mezzanotte di capodanno esplode come un cratere, libera voli, spalanca precipizi. “Il
racconto cattura il lettore, lo immerge in un’atmosfera a tratti magica,
e questo è l’effetto della scelta della prima persona: raccontare la
storia dal punto di vista del ragazzo, con i suoi imbarazzi, le sue
ingenuità, le sue incertezze. Due oggetti simbolici descrivono il campo
di forza del racconto: un boomerang, posseduto dal protagonista e un paio
d’ali che dovrebbe spuntare dalla gobba del calzolaio ebreo per portarlo
in volo sino a Gerusalemme, sua patria lontana.
Entrambi esprimono la leggerezza e la lievità, e la fatica e lo
sforzo della vita quotidiana (Marco
Belpoliti L’Espresso 1.11.2001). “Montedidio è un piccolo straordinario Erri De Luca. E’ un romanzo fatto a casa (come una volta si facevano i figli), impastando le parole con le mani come fa il muratore con la calce. Straordinario è il linguaggio di cui Erri De Luca dota il suo Protagonista-Garzone. E’ un linguaggio capace di raccontare le tragedie più crude, i pensieri più complessi, i sentimenti più alti attraverso le più semplici modalità dell’espressione quotidiana.” (Angelo Guglielmi L’Unità 23.10.2001). “Il libro ha una cadenza da prosa poetica… è una scrittura che vibra in perfetta correlazione con l’io narrante, ma anche con un’idea di coralità romanzesca che è abbastanza inedita nello scrittore napoletano.” (Fulvio Panzeri Avvenire 22.9.2001). “Con
i suoi brevi capitoletti a misura di pagina, ha la leggerezza di un diario
adolescenziale scritto “’nsuonno” e sfiora tuoni di fiaba ma
bilanciati sia dalla corporeità impervia di un linguaggio popolare molto
fisico sia dalla densità d’uno sguardo sempre attento al senso morale
d’ogni azione individuale e collettiva. A nostro giudizio è il punto più
alto della produzione letteraria del cinquantenne Erri De Luca” (Michele
Trecca La Gazzetta del Mezzogiorno 7.10.2001) |