mercoledì
21 novembre 2001 - ore 17.30
VANNINO CHITI
Laici
& cattolici. Oltre
le frontiere tra ragione e fede. E un dialogo con il cardinale Silvano
Piovanelli (Giunti,
1999)
Introducono:
Giovanni Ferrara
e Don
Alfredo Jacopozzi
Squilibri
mondiali, riforme, solidarietà, migrazioni, famiglia, scuola, sessualità:
questi temi, che caratterizzano l’attuale dibattito politico culturale,
scandiscono il libro di Vannino Chiti e sono al centro del faccia a faccia
con il cardinale Silvano Piovanelli. Essi rappresentano il filo conduttore
di una riflessione attraverso cui l’autore, intrecciando passato e
presente, ricostruisce quarant’anni di difficile ma fecondo dialogo. Un
dialogo tanto più importante oggi, che laici e cattolici sono chiamati a
collaborare, per affrontare le sfide del nuovo millennio.
“Uno dei meriti fondamentali di questo libro sta, infatti, nel sollevare
lo sguardo dai problemi più decisivi della quotidianità per cercare di
mettere a fuoco i “fondamenti” di ordine ideale, culturale e anche
simbolico, che stanno dietro alle scelte politiche e amministrative. In
altre parole questo libro si distingue – e qui sta la sua importanza –
per un programmatico intreccio di riflessione ideale e culturale da un
lato, di analisi politica dall’altro. A me preme solo ribadire che,
rispetto a quanto detto, il libro di Chiti si muove sforzandosi di fare i
conti con la dimensione culturale, specificamente ideale dei problemi
politici, amministrativi, di governo nel senso più largo del termine. Ma
c’è un secondo elemento che rende particolarmente interessante il
lavoro: l’interlocutore che Chiti si sceglie nella sua ricerca è un
uomo abituato per vocazione e per missione a confrontarsi giorno per
giorno con la dimensione universale – addirittura trascendente –
dell’esistenza umana. Naturalmente è una scelta del tutto consapevole,
germinata dalla persuasione che l’esperienza religiosa, oltre a essere
una struttura costitutiva dell’esperienza umana, sia tuttora una risorsa
decisiva per i problemi che dobbiamo affrontare.
Una religione, una fede – precisa Piovanelli e Chiti concorda –
che non va, in alcun modo, identificata con l’appartenenza
etnico-culturale, che anzi “è, e deve rimanere, un’appartenenza
interiore”, capace di “guardare a un domani”, aprendo “sempre
l’orizzonte su tutta l’umanità” senza alcuna inclinazione di
carattere politico che non sia sorretta – sottolinea Piovanelli –
dalla ricerca del “bene comune nel senso più ampio del termine”. Non
mi fermo sui singoli punti del dialogo, che colpisce anche per la
franchezza e la precisione del linguaggio (anche nei luoghi di aperto
dissenso), sottolineo solo un elemento che mi pare importante ben oltre le
“prove” di dialogo degli anni Sessanta, siamo di fronte a due
posizioni ideali che, riconoscendosi ormai pienamente, si sforzano di
individuare in modo solidale valori e obiettivi comuni – di ordine
universale – per i quali vale la pena di impegnarsi e di lottare fronte
al Millennio che nasce” (Michele Ciliberto, L’Unità 14.07.1999).
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