Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

14 novembre 2001
TILDE GIANI GALLINO

L’altra adolescenza.
Handicap, divorzio, genere e ruolo sessuale. Quali modelli? (Bollati Boringhieri, 2001)

Con proiezioni

Introduce: Sergio Moravia

L’adolescenza è diventata oggi un must delle indagini sperimentali o conoscitive, e della letteratura psicologica. Si compiono ricerche, ci si interroga sulla sua effettiva durata, sui mutamenti e le tappe che ne distinguono il percorso, e si riflette sui cambiamenti dei modelli adolescenziali avvenuti negli ultimi cento anni. Questo libro – che si avvale del contributo di alcune giovani ricercatrici – non si interroga sull’adolescenza in generale, ma piuttosto si propone di indagare su modi altri, forzatamente alternativi, ancora più complessi e difficoltosi, di vivere l’adolescenza e di essere adolescenti. E i modi di essere diversi hanno in comune la mancanza di modelli socialmente desiderabili. Se gli “adolescenti altri” (portatori di handicap mentali o sensoriali, ma anche ragazzi con genitori separati o divorziati, e persino le adolescenti femmine, diverse e altre, rispetto ai “più normali” adolescenti maschi) potessero fruire di modelli culturali significativi con cui identificarsi, diventerebbe meno ardua per loro la costruzione di un’identità.

“In generale in questo volumetto curato dalla Giani Gallino, si parla di adolescenti e di quelli più problematici, messi a fuoco attraverso le ricerche di una psicologia di taglio sperimentale. Tra l’altro si indaga sulle “rappresentazioni mentali” che le teen agers coltivano delle proprie famiglie attraverso i loro stessi disegni, qui intesi come via regia all’inconscio, in un certo senso corrispettivi dei sogni. Il risultato più vistoso è che, agli occhi delle loro giovanissime figlie, le madri non rappresentano un modello né desiderabile né significativo con cui identificarsi…. Paradossalmente, la vita professionale delle donne-madri è vissuta dalle figlie adolescenti come un elemento marginale, perché all’interno della famiglia quello che vedono di queste affannate signore – sovraoccupate e sovraefficienti – è il ruolo di sempre, né più né meno e allora queste ragazzine respingono con orrore l’idea di assomigliare alle loro mamme, signore stremate dalla stanchezza, indurite dai sacrifici e dai doveri, che non trasmettono la voglia di giocare o di sognare, disabitate dalle passioni e dall’umorismo, che non ridono mai”.


Attaccamento e rappresentazione di sé
in adolescenza: identità insicure.

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