Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

 

7 novembre 2001 ore 17.30
GIUSEPPE PONTIGGIA
Nati due volte
(Mondadori, 2001) 
Introduce: Daniela Marcheschi

Amaro e drammatico, ma anche grottesco e comico, ironico e appassionato, questo nuovo romanzo di Giuseppe Pontiggia racconta in prima persona il rapporto di un padre con il figlio disabile, la stupidità e l’incubo di una vana ricerca della normalità.

I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all’amore e alla intelligenza degli altri. Ma questa rinascita esige anche negli altri un cambiamento integrale nei confronti dell’handicap: un limite fisico o mentale che, direttamente o indirettamente, prima o poi, ci coinvolge tutti.  E che – in un’epoca dove si esalta la sfida fine a se stessa come superamento del limite – impone la sfida più importante, che è la consapevolezza e l’accettazione del limite.

“Pontiggia ha scritto un libro bellissimo: di pagina in pagina sfida non tanto i luoghi comuni sull’handicap, ma soprattutto i luoghi comuni sul romanzo. Trapassando una volta per tutte quella retorica che vuole complessità, linguaggio, fluvialità della scrittura come strumenti cardini del narrare contemporaneo” (Roberto Cotroneo, L’Espresso 21.09.2000)

Nati due volte mi sembra un’eccellente riuscita non soltanto d’ordine stilistico ma anche d’ordine morale. C’è qualcosa di straordinariamente naturale nell’alternarsi e compenetrarsi lungo il procedere del racconto di lucidità e commozione, tenerezza e distacco, un umorismo capace d’arrestarsi, sempre, un attimo prima del sarcasmo e uno sgomento che sa arrivare alla pietà senza mai passare per la commiserazione.” (Giovanni Raboni, Corriere della Sera 02.09.2000)

“Il romanzo si inanella in una serie di microracconti che dalla presa diretta sfumano in apologhi: a tracciare un cammino che dallo stento fisico, dalla penuria espressiva, conduce a una malinconica ma non arresa chiarezza interiore” (Lorenzo Mondo, Tuttolibri 09.09.2000). 

 “Nati due volte compie una specie di miracolo alchemico dal punto di vista dello stile: una materia vitale e straziante, a tratti insostenibile, viene non tanto depurata o sterilizzata quanto resa “oggettiva”, trasparente, nitida come un paesaggio alpino, attraverso la qualità della scrittura”. (Filippo La Porta, Il manifesto 21.09.2000).

“ Pietoso e mai vittimistico, crudele e tenerissimo, con una radialità esatta e perturbante irrorata da un vero stenografo dei sentimenti, lo straordinario racconto pulsa nella commozione del patire interrogandosi sull’enigmatica natura delle parole con cui ogni volta ci capita di girare intorno alle cose turbate dalla differenza del dolore” (Renato Minore, Il Messaggero 12.09.2000).

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