Eleonora
Harris, III B, Liceo “Dante”.
Recensione
a “Piramidi di tempo” di Remo Bodei.
Vi
è mai capitato di trovarvi in una situazione per cui vi è
sembrato per un attimo di sapere già cosa sarebbe accaduto negli
istanti immediatamente successivi, con la consapevolezza profonda
di non aver mai vissuto prima una situazione simile?
Nel tracciare un itinerario sul tema del déjà-vu Remo
Bodei non intende fare riferimento ad una rigorosa cronologia che
ripercorra tutte le teorie sul déjà-vu che hanno visto la luce
sin dagli albori della cultura greca, bensì prende spunto da
diversi ambiti della cultura per analizzare l’inquietudine, lo
smarrimento e soprattutto la curiosità di fronte ad un fenomeno
per molti versi ancora oscuro. L’autore non fa sentire la sua
voce nel corso dell’argomentazione, preferisce dare spazio alle
teorie che secondo lui si avvicinano di più alla soluzione del
mistero. Probabilmente la commozione di fronte al déjà-vu deriva
dal fatto che il tempo crea come delle “piramidi di tempo”,
vale a dire, nel linguaggio di Shakespeare, artifici che
confondono l’uomo e gli fanno dubitare della sua identità e
proprio questa confusione, secondo Bodei, è sintomo di malessere
sociale. Non a caso l’interesse per questo fenomeno ebbe grande
seguito nella seconda metà dell’Ottocento, quando le strutture
socio-economiche si stavano avviando verso una rapidissima
evoluzione, che metteva l’uomo nella condizione di non poter
fare riferimento al passato e, allo stesso modo, di non poter
visualizzare un futuro certo. Benjamin parlò di “spleen”:
venuta meno la tradizione, venne meno il rispetto per la realtà e
per un’esistenza divenuta troppo complessa, che si risolse
nell’”evasione” del déjà-vu. Comunque sia, il fenomeno non
ha ancora una soluzione definitiva e Bodei non presume, suo
malgrado, di darla. Rimane una domanda: perché diamo tanta
rilevanza ad un fenomeno che dura solo per qualche istante e che
influisce relativamente poco sulla nostra vita pratica?
Stefania
Sarti, III B, Liceo “Dante”.
Relazione
dell’incontro nella rassegna “Leggere per non dimenticare”
del 15/11/2006.
Subito
il prof. Rossi ci ha introdotti nel tema della memoria, perché
essa è connessa al fenomeno del déjà vu; non a caso déjà vu
significa proprio “già visto, già vissuto”.
Dopo
una breve descrizione del funzionamento della memoria, il
professore è naturalmente passato al problema del tempo, quello
che più riguarda la questione del déjà vu, in quanto secondo la
percezione che ne abbiamo, cambia il nostro rapporto col mondo.
Il
professor Bodei, insegnante di filosofia in California, illustra
ciò che proprio lui ha scritto.
Il
déjà vu è un paradosso, perché implica la compresenza di
passato e presente, cioè di assenza e presenza, ma tuttavia le
separa. Si può anche interpretare come un desiderio o una
protesta per lo scorrere inesorabile del tempo, in quanto mostra
il passaggio del tempo come un’illusione. Certo è che solo la
riflessione può aiutarci a comprendere se si tratta di una
“visione” o di un “vero passato”.
La
sua incidenza, secondo studi compiuti a Johannesburg (Sud Africa),
è maggiore tra i giovani.
Per
Pitagora ed i filosofi stoici l’idea di un eterno ritorno è
fatto reale, anche se per motivi diversi; per Aristotele il déjà
vu è sintomo di pazzia; Agostino lo definisce come inganno del
diavolo, che vuole privare i Cristiani della speranza. La Chiesa
oggi sembra mantenersi in linea con questa posizione.
Nell’Ottocento
il problema diventa medico-scientifico, e vengono proposte
svariate spiegazioni, compresa la divisione del cervello in due
emisferi completamente autonomi.
Il
dibattito diviene per il professore occasione di definizione della
sua idea sul fenomeno: nel déjà vu c’è l’idea che noi
stiamo vivendo un momento che contiene in sé un punto
interrogativo, è indecifrabile ed inclassificabile. Si tratta di
una “plenitudo vitae”(pienezza di vita) che dura un istante;
il tempo invece è povero di vita, perché in esso la vita è ciò
che scorre via. Allora, come dice Bergson, ricordo e percezione
nascono quando noi siamo disattenti al nostro potere vitale.
Con
quest’ultima precisazione è terminata la presentazione del
testo, consentendo un dibattito più consapevole su un tema che,
malgrado i diversi tentativi, risulta ancora oscuro.
Infatti,
ci sono degli argomenti che non risultano ancora chiari:
-
Come incide il fenomeno del déjà vu sull’infanzia?
-
Come si inquadra il déjà vu nell’ambito
dell’evoluzionismo positivistico?
-
È possibile che chi ha perso la memoria la possa ritrovare
sotto forma di déjà vu?