6
maggio 2005 Gian
Luigi Beccaria Federico
Faloppa
Rassegna stampa La Nazione: Due libri che ci conducono nelle vie tortuose delle parole nel tempo e nello spazio. Nel primo Gian Luigi Beccaria sottolinea con passione l'importanza del leggere lento e distanziante nel tempo della velocità e della simultaneità imperanti. Nel secondo Federico Faloppa raccoglie i frutti di una ricerca sui termini e, più in generale, sulle espressioni che nella lingua italiana hanno connotato e connotano l'altro, il diverso. (6 maggio 2005) la Repubblica:
A Leggere per non dimenticare lo studioso Gian Luigi Beccaria con
l'allievo Federico Faloppa. Ci sono parole nate per correre
ed altre dalla falcata lenta, che si possono incontrare solo regolando la
propria andatura al loro passo da montagna. Le prime ci circondano,
assediano, ci ricattano ogni giorno. Le seconde aspettano di essere
trovate nel territorio disertato della lentezza. Ma chi ne è capace,
oggi? Un po' per provocazione, un po' per legittima preoccupazione, lo
studioso ha dedicato proprio all'elogio della lentezza il suo ultimo libro
che presenta oggi pomeriggio insieme al volume del suo allievo Federico
Faloppa "Parole contro" ... L'Unità: Bisogna tornare a impadronirsi della lentezza scrive Beccaria... Il libro di Faloppa affronta l'aspetto più "cattivo" della parola che può colpire, ferire, uccidere: la parola come espressione prima dell'intolleranza, nell'espressione del diverso, dell' altro da noi. Ci siamo così abituati a sentirle che non ci facciamo più caso, ma appellativi giudeo, negro, talebano, arabo , infedele sono usati come armi per difendere la nostra presunta identità, per aggredire l'altro, per umiliare il diverso. (Renzo Cassigoli - 6 maggio 2005)
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