Leggere per non dimenticare - Anna Benedetti

Giuliano Scabia (Padova, 1935), poeta, drammaturgo e romanziere, è stato il protagonista di alcune tra le esperienze teatrali più vive e visionarie degli ultimi anni. Dopo essere stato uno degli iniziatori del Nuovo Teatro (Zip, Biennale, 1965) e l’ideatore di situazioni teatrali e comunitarie memorabili, come quella dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste (di cui parla nel libro Marco Cavallo), o quella con un gruppo di attori-studenti attraverso paesi e città, negli ultimi tempi ha completato i 19 testi (commedie, lettere, racconti) che costituiscono il ciclo del Teatro vagante, un teatro raccontabile oltre che rappresentabile, che frequentemente va in giro a recitare da solo, in case di conoscenti e amici, in piccole comunità che si formano per ascoltare, seguendolo a volte in lunghe camminate nei boschi. Il lavoro sulla lingua compiuto attraverso la ricerca teatrale è confluito nei romanzi In capo al mondo (Einaudi, 1990) e Nane Oca (Einaudi, 1992), che insieme alle Lettere a Dorothea configurano la particolarità di Scabia come narratore. Nel 1995 ha pubblicato Il poeta albero (Einaudi) il libro di poesie e disegni (a trent’anni di distanza dalla prima raccolta, Padrona & Servo) in cui è racchiusa l’anima del suo itinerario negli ultimi vent’anni.